Riforma pensioni 2018. Le novità su abrogazione legge Fornero, pensioni minime ed età pensionabile

Riforma delle pensioni: abrogazione della legge Fornero. Il Ministro del lavoro, Giuliano Poletti, a Di Martedì, ha toccato il tema delle pensioni e delle riforme del sistema previdenziale di cui si sta discutendo in questi giorni. Tutto sembra ruotare attorno alla legge Fornero. C’è chi vorrebbe abrogarla e chi, invece, vorrebbe continuare nell’opera di riforma.

Poletti ha sottolineato che la legge Fornero non è una riforma delle pensioni, ma “un’operazione di politica finanziaria”, che è servita a tenere in equilibrio i conti pubblici. Il Ministro ha chiarito che rinunciare alla legge Fornero senza trovare le necessarie coperture finanziare metterebbe a rischio le finanze pubbliche. Sarebbe un’operazione equivalente a “legare i cani con le salsicce”, ha affermato Poletti, utilizzando una metafora.

La riforma delle pensioni secondo Poletti.

Il Ministro Poletti a Dimartedì ha illustrato la sua idea di riforma delle pensioni. “La Legge Fornero è rigida”, ha affermato, “è un blocco che non si riesce a scalfire”. Le correzioni sono iniziate con le salvaguardie e gli altri provvedimenti presenti nelle ultime due leggi di Bilancio. Per Poletti, è quella la direzione da seguire: “Si può fare di più e meglio, sempre in questa direzione”, rendendo la legge Fornero “più flessibile”. Il Ministro ha parlato di pensioni e dell’idea di aumentare le pensioni minime a mille euro, avanzata da Forza Italia.”C’è sempre un tema di risorse”, ha precisato,”e c’è sempre un tema di coerenza con l’impianto delle cose che si vogliono fare“.

Pensioni ed età pensionabile.

Il tema delle pensioni e dell’età pensionabile è stato affrontato dall’economista Giuseppe Pennisi su formiche. net. Per Pennisi:”Quali che siano le riforme da adottare, occorre basarsi su dati chiari prima di mettere mano ad un sistema previdenziale molto complesso e molto delicato. Altrimenti, non lo si renderà più efficiente e più equo, ma si rischia di aumentare inefficienze ed iniquità”.

“Si è già visto come il collegamento dell’età legale minima della pensione all’aspettativa di vita rende il sistema fortemente regressivo perché le fasce ad alto reddito, una volta superato, il capo dei 65 anni di età hanno un’aspettativa di vita più lunga, ed in migliori condizioni, delle fasce a basso reddito”, ha aggiunto. “Ove a ragione di una lunga emergenza economica e finanziaria, il sistema previdenziale NDC (attualmente in vigore in Italia) non fornisse un pilota automatico tale da segnalare agli individui quando andare in pensione,” ha osservato l’economista, “sarebbe più equo (e più efficiente) un nesso tra requisiti minimi per il pensionamento e il numero di anni in cui si è contribuito al sistema”.

Rimanendo in argomento di pensioni ed età pensionabile, l’economista Carlo Mazzaferro su “La voce” si è chiesto:”Ma quale è la variazione corretta dell’età di pensionamento di fronte ai miglioramenti nell’aspettativa di vita? La questione può essere posta in questo modo: se la vita attesa di un individuo o di una coorte di individui (e presumibilmente di tutte quelle nate dopo) cresce di un anno è necessario che tutto il guadagno di vita debba essere speso nel mercato del lavoro?

Per Mazzaferro:”L’età di pensionamento, in contrasto appunto con la logica contributiva, è a pieno titolo uno degli strumenti per il raggiungimento degli obiettivi di stabilità finanziaria”. In riferimento al blocco dell’adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita per coloro che svolgono lavori gravosi, l’economista ha precisato:” In un sistema che si ispira a una logica di tipo assicurativo, il blocco dell’adeguamento dell’età pensionabile per i lavoratori impiegati in attività usuranti andrebbe a parziale compensazione del fatto che queste categorie hanno una aspettativa di vita minore rispetto a quella media”.

“Una collettività può certo decidere democraticamente di impiegare risorse a favore di categorie svantaggiate”, ha sottolineato Mazzaferro, “ma lo deve fare in modo trasparente, soprattutto stimandone la dimensione finanziaria di medio-lungo termine e fissando un criterio di equità che permetta di fissare in modo il più possibile oggettivo chi è svantaggiato e chi non lo è. Altrimenti tutto si complica e nella confusione è più facile per altre categorie di lavoratori “penalizzati” e non ancora beneficiati richiedere adeguamenti migliorativi”. Qui puoi trovare le ultime news e novità su riforma pensioni.

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