Riforma pensioni, oggi 23 febbraio 2018: le ultime novità su spesa previdenziale, pensioni d’oro e sostenibilità

Riforma delle pensioni 2018: la verità sulla spesa pensionistica. I dati sulle pensioni diffusi nel Quinto Rapporto su “Il Bilancio del Sistema Previdenziale italiano. Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell’assistenza per l’anno 2016” del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali sono stati oggetto di un’analisi della Cida, Confederazione italiana dirigenti ed alte professionalità.

“La spesa pensionistica nel 2016 è ammontata a poco più di 200 mld, che scendono a 150 mld al netto delle imposte, a fronte di entrate contributive di oltre 180 mld: alla luce di questi numeri forniti da ‘Itinerari previdenziali viene smentita ogni ipotesi di allarme pensioni”, ha affermato Giorgio Ambrogioni, presidente della Cida. “ Il primo punto che l’analisi di Alberto Brambilla pone all’attenzione è quello della separazione fra assistenza e previdenza”, ha osservato Ambrogioni.  La prima, infatti, deve andare necessariamente a carico della fiscalità generale per comprenderne la reale portata e consentire una veritiera lettura dei bilanci dell’Inps”, ha sottolineato.

“Altro elemento che emerge” ha aggiunto il Presidente della Cida, “riguarda i presunti allarmi in tema di spesa pensionistica provenienti dagli organismi internazionali, dal Fmi, dall’Ocse e dall’Eurostat. I dati di partenza sono comunque forniti dall’Istat, visto che le istituzioni economiche internazionali non hanno modelli econometrici ‘tarati’ sulla spesa pubblica italiana, in grado cioè di scomporla ed analizzarla in dettaglio”.

“Ebbene se si leggono bene i numeri”, ha proseguito Ambrogioni, “riscontriamo che la spesa per le pensioni in Italia non è, come viene spesso affermato, pari al 18% del Pil. Se così fosse saremmo al di sopra della media europea del 15% attribuita ai 27 Paesi europei. In realtà nel 2016 la spesa pensionistica italiana è stata pari a 200,7 mld lordi, cioè 150 mld al netto di tasse ed imposte che gravano sulle pensioni, a fronte di contributi per 181,1 mld. Quindi, in un bilancio serio, la situazione è di saldo positivo e non di deficit, e la percentuale corretta pensioni/Pil è del 13,5%”.

Riforma delle pensioni: pensioni d’oro e diritti acquisiti.

Ambrogioni ha proseguito:”La vera notizia, semmai, è che a pagare le tasse sulle pensioni, per il 90%, sono poco più del 38% dei 16,1 milioni di pensionati e di tale percentuale l’11% ne paga quasi la metà. Al contrario oltre il 51% dei pensionati sono totalmente o parzialmente assistiti dalla fiscalità generale. Non esito ad affermare che fra i pensionati che pagano regolarmente le tasse ci sono quadri, dirigenti pubblici e privati che dopo aver contribuito a coprire una quota importante dell’Irpef da lavoratori attivi, continuano, da pensionati, a versare al fisco una fetta importante dei loro redditi”.

Per Ambrogioni:”Queste considerazioni, suffragate, dai numeri, dovrebbero anche essere sufficienti a sgomberare il campo dai velleitari annunci in tema di ‘pensioni d’oro’: un immaginario status di privilegiati (2.500, 3.000, 5.000 euro al mese? netti o lordi?) che rappresenterebbe un fiabesco tesoretto cui attingere risorse per dare la pensione a tutti, anche a chi di contributi non ne ha versati”. “Insomma”, ha concluso il presidente della Cida;” il Rapporto presentato da Itinerari previdenziali è un salutare bagno di realismo che deve indurre la politica, ma soprattutto la prossima legislatura ed il prossimo Governo, ad affrontare con serietà il tema delle pensioni, sfrondandolo dalla demagogia, rispettando i diritti acquisiti e consentendo a chi ha lavorato una vita per garantirsi una vecchiaia serena di conservare fiducia nelle leggi di questo Paese”. Qui puoi trovare le ultime news e novità su riforma pensioni.

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