Fabrizio Frizzi: la Rai intitola a nome del conduttore lo studio dell’Eredità

Sono passate due settimane dalla morte di Fabrizio Frizzi a soli 60 anni per un’emorragia cerebrale, un’associazione chiamata RAI Bene Comune – IndigneRAI ha avanzato la proposta che la prima rete intitoli al suo amatissimo presentatore scomparso il centro di produzione DEAR, in cui Frizzi aveva registrato “L’Eredità”, programma che aveva condotto anche poche ore prima di morire, nella notte tra il 25 e il 26 marzo scorso.

Il comunicato dell’Associazione RAI Bene Comune.

L’Associazione RAI Bene Comune – IndigneRAI ritiene “opportuno”, anzi “doveroso”, intitolare il centro di produzione DEAR a Roma a Fabrizio Frizzi, che qui condusse anche una trasmissione prima della chiusura per i lavori degli studi televisivi: s’intitolava “Vedi chi erano i Beatles” ed era stata proprio Frizzi a proporla, essendo un grande appassionato ed esperto della musica dei “4 ragazzacci di Liverpool”.

Un risarcimento postumo dopo essere stato maltrattato dalla Rai.

Per molti amici del mondo dello spettacolo di Fabrizio Frizzi, ed anche ad opinione di “Striscia la notizia” si tratterebbe di una sorta di risarcimento postumo: difatti hanno sottolineato che la RAI lo aveva professionalmente maltrattato e poi cacciato, nonostante il conduttore continuasse ad essere popolarissimo tra il pubblico. Lui era anche stato l’unico tra i più grandi presentatori a non condurre il Festival di Sanremo, eppure Fabrizio avrebbe voluto.

Le opinioni sul perché “mamma RAI” l’abbia “boicottato” Fabrizio Frizzi e non gli abbia dato la giusta importanza e i dovuti meritisono concordi: sarebbe stato “troppo educato” e quindi il suo modo di fare TV “troppo garbato”, per piccolo schermo sempre più “urlato” e “rissoso”. Intitolare a Frizzi gli studi televisivi in cui aveva lavorato, sarebbe un “degno” risarcimento postumo nei suoi confronti da parte della Rai.

La denuncia di Gerry Scotti: la bontà è stata confusa con la stupidità.

Gerry Scotti, anche lui tra i commossi partecipanti ai funerali del collega, è stato uno di coloro che avevano fatto presente il cattivo trattamento riservato a Fabrizio Frizzi. “La bontà a volte può essere confusa con una certa dabbenaggine”, ha osservato Scotti con rammarico, perciò a Fabrizio sarebbe capitato “un paio di volte di dover mandare giù un rospo e non credo – aggiunge il collega – che abbia fatto bene né alla carriera né alla salute”. Se non altro, conclude Scotti, il pubblico ha capito “più di tanti altri l’importanza e il privilegio di essere come lui”.

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