Riforma delle pensioni 2018. Continua la battaglia per i diritti dei lavoratori in part time verticale ciclico

Fisascat Cisl nazionale ha inoltrato al Parlamento Europeo una petizione per il riconoscimento dei diritti previdenziali dei lavoratori che svolgono la prestazione lavorativa in part time verticale ciclico, circa 100mila in Italia, con l’articolazione della prestazione lavorativa, a tempo pieno, solo su alcuni giorni del mese o di determinati periodi dell’anno.

Fisascat chiede che venga riconosciuta l’anzianità contributiva per tutte le 52 settimane dell’anno a prescindere dai periodi per i quali sono versati i contributi e che sia possibile riproporzionare sull’intero anno a cui si riferiscono i contributi da accreditare ai lavoratori in regime part-time verticale ciclico, anziché essere versati solo in relazione a prestazioni lavorative eseguite in una frazione di questo.

Fisascat segnala che  l’Inps prevede un trattamento differenziato tra i lavoratori che effettuano il part time verticale ciclico e quelli che effettuano il part time orizzontale, riconoscendo a questi ultimi l’intera anzianità contributiva ed ai primi la sola anzianità relativa ai periodi lavorati.

Pensioni e part time ciclico: il punto di Pierangelo Raineri.

Il segretario generale della Fisascat Cisl, Pierangelo Raineri, ha chiarito: “La nostra è una battaglia di civiltà, l’effetto di questa situazione è che i lavoratori in regime di part time verticale ciclico hanno un trattamento peggiore rispetto ai lavoratori a tempo pieno visto che i periodi di interruzione della prestazione lavorativa non gioverebbero né ai fini della prestazione previdenziale, né dell’anzianità contributiva”.

“Non essendoci una previsione di Legge specifica per i lavoratori in part time verticale ciclico, l’Inps continua ad attenersi ad una sua circolare del 1986 sostenendo di non applicare deroghe se non si modifica la normativa italiana di riferimento e continua quindi a calcolare l’anzianità lavorativa dei lavoratori in part time verticale ciclico sulla base dell’effettivo lavoro prestato escludendo i periodi non lavorati» ha puntualizzato il sindacalista.

“I lavoratori di fronte a tale ingiustizia per vedere riconosciuto il loro diritto sono costretti a rivolgersi al Giudice”, ha aggiunto. “I sindacati e i Patronati hanno interessato alla questione il Ministero del Lavoro senza alcun esito. Solo attraverso le ordinanze della Corte di Cassazione, emesse in virtù dei ricorsi individuali, i lavoratori vedono riconoscersi un diritto sacrosanto”, ha sottolineato Raineri.

“La Fisascat Cisl ha deciso di sottoporre il problema all’attenzione del Parlamento Europeo affinché sia svolta ogni possibile azione per la tutela dei diritti previdenziali degli interessati. Molti lavoratori si sono rivolti alla Fisascat Cisl per essere consigliati e aiutati per la soluzione di un problema che riguarda i loro futuri diritti alla pensione in quanto hanno o hanno avuto un rapporto di lavoro a tempo parziale di tipo verticale ciclico per i quali è palese il principio della non volontarietà nella scelta di detti regimi di part time”, ha evidenziato. Qui puoi trovare le ultime news e novità su riforma pensioni.

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