Champions League 2018: Roma-Liverpool termina 4-2, i Reds accedono alla finale di Kiev

Si conclude con un 4-2 amaro, la gara di ritorno della semifinale di Champions League all’Olimpico tra Roma-Liverpool: resterà Madrid l’unica capitale europea rappresentata a Kiev il 26 maggio nella finale di Champions League, passa il Liverpool, forte del vantaggio ottenuto ad Anfield. Cade, però, l’imbattibilità dei Reds nel torneo: piccola consolazione romanista, a cui va aggiunta quella di aver finalmente fermato il temibilissimo Salah.

Tensione a mille al calcio d’inizio, per fortuna senza incidenti significativi. Basta un destro di Florenzi per alzare i decibel della tifoseria, per non parlare di quando tira Nainggolan dopo 9 minuti. Purtroppo non nel senso buono.

Le urla arrivano per una follia del “Ninja”, che aziona il 3 contro 2 dei Reds con un retropassaggio sbagliato. Firmino, Mané e arriva subito il gol del Liverpool. E con questa prima azione si è detto addio partita a scacchi, addio valutazioni a freddo sulla difesa a quattro voluta da Di Francesco, diversamente da Anfield. Parte l’assalto indiscriminato.

Il racconto della partita tra autogol, errori e decisioni arbitrali dubbie.

Gli uomini migliori della Roma, nel primo tempo, sono due: El Shaarawy e Milner. L’ inglese del Liverpool difatti fa un autogol e un altro lo sfiorato. L’1-1 che rianima la Roma, al 15’, arriva per una carambola con Lovren, dopo una sponda aerea di El Shaarawy. E ancora Milner devia un destro di El Shaarawy mandandolo sul palo, a Karius battuto.

Nel frattempo però, il Liverpool è andato sul 2-1. Perché Dzeko, serve a Wijnaldum il più comodo degli assist per l’incornata su azione da calcio d’angolo. Errori inattesi da protagonisti di questo livello, sintomo di un eccesso di frenesia. In questa face della partita c’è molta imprecisione.

Poi arriva qualche decisione arbitrale sfavorevole ai giallorossi. Nel primo tempo un lieve contatto tra Schick e Lovren salva il croato da un “mani” in area, all’inizio della ripresa Karius sarebbe da rigore su Dzeko ma l’azione è fermata per un fuorigioco dubbio. Decisioni che pesano, perché al minuto 52 si sveglia Dzeko, che prosegue nella striscia realizzativa in Champions: destro di El Shaarawy, Karius respinge, Edin controlla e scaraventa in rete.

Boato dell’Olimpico, dentro Under per un Pellegrini poco ispirato, c’è ancora tempo per sognare, o almeno per vendere cara la pelle. E il turco, al volo, per poco non firma subito il sorpasso. Che forse arriverebbe ugualmente, se Skomina sanzionasse col penalty una clamorosa parata di Alexander-Arnold su acrobazia di El Shaarawy.

Il Liverpool s’accontenta di mantenere il largo vantaggio col favore del cronometro, alleggerisce la pressione con un tentativo di Firmino e gestisce il risultato, non proprio la specialità della casa.

E infatti paga, come ad Anfield. Gonalons e Antonucci sono le ultime due frecce di Di Francesco, il forcing finale è da applausi e trova la redenzione di Nainggolan dopo l’errore del primo tempo, che insacca il bolide del 3-2 con 4 minuti più recupero da giocare. Radja farà doppietta poco dopo, calciando in porta al 94’ un rigore che a quel punto è inutile.

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