Riforma pensioni, le novità ad oggi 19 luglio 2018

Dopo l’approvazione  del taglio dei “vitalizi” degli ex parlamentari della Camera dei Deputati, il passaggio politico successivo è quello del taglio delle pensioni d’oro. Su questa misura potrebbero abbattersi una valanga di ricorsi, come ha rivelato l’ex ministro del Welfare Enrico Giovannini nel corso di un’intervista rilasciata a Il Messaggero.

Taglio delle pensioni d’oro, Enrico Giovannini: valanga di ricorsi.

La proposta del vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio è di tagliare la parte retributiva delle pensioni di importo pari o superiore a 4 mila euro netti al mese. Secondo le prime stime effettuate, questa misura dovrebbe consentire allo Stato di risparmiare tra i 100 e 200 milioni di euro all’anno. L’obiettivo di tale misura è quello di aumentare le pensioni minime.

L’ex ministro del Welfare Enrico Giovannini, intervistato al Messaggero, avvisa l’esecutivo Lega-M5S che con questa misura ci sarà valanga di ricorsi. Nel 2013 anche Enrico Giovannini, effettuò il taglio gli assegni superiori ai 90.000 euro lordi, per 3 anni, ma fu un intervento temporaneo vista l’emergenza conti e la Consulta non bocciò il provvedimento.

Come spiegato dall’ex ministro del Welfare: “Furono determinanti anche altri elementi. Il contributo di solidarietà non era uguale per tutti ma progressivo, a scaglioni, ovvero del 6% per le pensioni dai 90.000 fino a 168.000 euro, del 12% per la quota fino a 193.000 euro, del 18% per quelle superiori”.

Enrico Giovannini, ha precisato che la Corte costituzionale potrebbe frenare il provvedimento, anche per garantire la “giustizia intra-generazionale” e preservare i diritti acquisiti. Secondo Giovannini, l’intervento sulla parte retributiva in alcuni casi sarebbe impossibile.

Nel settore pubblico, ad esempio, i contributi non venivano attribuiti ai singoli beneficiari. Bisognerebbe procedere con un calcolo presunto“, ha spiegato l’ex ministro. “Tra l’altro sappiamo che anche per molte pensioni basse non c’è corrispondenza tra contributi versati e pensioni erogate“.

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