Riforma pensioni, le ultime novità ad oggi 6 settembre 2018 su quota 100

Il diritto alla pensione di un 62enne, faccio una cifra a caso, vale un posto di lavoro e mezzo in più per un giovane». Lo ha dichiarato il vicepremier Matteo Salvini nell’intervista al Sole 24 Ore, precisando che il calcolo è frutto del confronto con medie e grandi aziende. L’obiettivo dunque è quota 100 integrale, senza paletti.

La Fornero contro l’idea che per dare lavoro a una persona bisogna toglierlo a un’altra.

Se dal mondo produttivo interpellato da Salvini sono piovuti consensi, non è così da quello accademico. Giuslavoristi ed economisti del lavoro interpellati dal Sole 24 Ore non sono sulla stessa lunghezza d’onda del ministro.

A partire da Elsa Fornero, l’autrice della riforma delle pensioni che il Governo punta a smantellare. Per cui per dare lavoro a una persona non bisogna mandarne via un’altra: le economie che creano occupazione lo fanno per tutti, uomini, donne, giovani e meno giovani.

Sulla quota 100 annunciata dal vicepremier, il ministro del Lavoro del Governo Monti dice: «Bisognerà vedere come sarà declinata in pratica. Salvini si accorgerà che in politica è impossibile accontentare tutti». Se, ad esempio, si aumenta il periodo contributivo richiesto, si può abbassare l’età di pensionamento.

Così si accontentano di più gli uomini, ma di meno le donne che vantano meno anni di contributi. Di sicuro ci sarà una categoria scontenta per definizione: sono i giovani e le generazioni future che dovranno pagarne i costi. Il conto di questo intervento, in effetti, dovrebbe essere piuttosto salato, si parla di diversi miliardi di euro.

Risorse che presumibilmente si andranno ad aggiungere al debito pubblico. Va considerato poi che se si abbassa l’età del ritiro dal lavoro, in futuro si avranno problemi per assegni pensionistici che avranno perso potere d’acquisto, per cui serviranno altri interventi pubblici di tipo assistenziale.

Non è chiaro poi come la nuova quota 100 si inserirà nel complesso della normativa attuale. Si introduce un parametro esogeno, spiega la Fornero, e non si capisce se verrà adeguato o meno all’aspettativa di vita. Si considerano poi età e contributi, ma non gli importi della pensione. E non è noto che fine faranno l’Ape volontaria e quella sociale.

Il rischio insomma è che «questi numeri introdotti sulla base di slogan possano creare disparità di trattamento e produrre costi elevati per i giovani».

Tra gli addetti ai lavori poi si sottolinea come un abbassamento dell’età pensionabile già da gennaio 2019 potrebbe far piovere un gran numero di domande nei primi mesi dell’anno prossimo, con costi rilevanti già da subito.

Quota cento può andare bene oggi – dice Michele Tiraboschi, direttore di Adapt – ma non per i più giovani che con carriere discontinue fatte di lavori temporanei e intermittenti non riusciranno a raggiungere contributi sufficienti.

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