Riforma pensioni 2018. Sostenibilità del sistema previdenziale e ritorno al retributivo

Riforma delle pensioni 2018: sostenibilità del sistema previdenziale. Uno degli argomenti che viene spesso trattato in tema di pensioni è quello della sostenibilità del sistema previdenziale e delle riforme necessarie per mantenere i conti in equilibrio. L’ufficio studi della Cub, Confederazione Unitaria di Base, dopo aver analizzato gli ultimi dati forniti dall’Inps sul bilancio del sistema pensionistico, ha concluso che il sistema previdenziale è in equilibrio, anzi produce attivi considerando le imposte trattenute ai pensionati.

La Cub ha osservato che la spesa pensionistica, inoltre, ha una dinamica molto contenuta “perché dal 1992 le nostre prestazioni pensionistiche non sono più agganciate agli incrementi salariali dei lavoratori attivi e sono indicizzate ai prezzi solo in misura parziale”. “Ce ne siamo accorti poco perché nel frattempo i salari italiani non sono cresciuti e l’inflazione è bassa o nulla, ma in Germania le prestazioni pensionistiche non hanno mai smesso di essere indicizzate sia agli incrementi reali dei salari che all’inflazione”, ha chiarito la Confederazione. Per la Cub la “vera bomba sociale” può scoppiare se non si affrontano per tempo due questioni: la spesa assistenziale e le pensioni future.

“E’ la spesa assistenziale che sta esplodendo, non quella previdenziale“, ha sottolineato il sindacato, “nel 2016 ha toccato 107,0 MLD, è stata di 104,0 MLD nel 2015 e dovrebbe essere a totale carico della fiscalità generale”. “I governi decidono spese assistenziali quali: assegni sociali, invalidità, accompagnamento, pensioni di guerra (ci costano ancora 1,5 MLD dopo 70 anni dalla fine della guerra), maggiorazioni sociali, integrazioni al minimo, 14esima mensilità, social card, decontribuzioni per le assunzioni e dal prossimo anno anche con il reddito di inserimento (Rei), le mettono in carico all’INPS e poi si propaganda che la spesa previdenziale è insostenibile”, ha aggiunto la Confederazione.

Riforma delle pensioni 2018: l’analisi del Cub.

Uno dei passi fondamentali da compiere nella riforma delle pensioni 2018, per la Cub, è dividere “totalmente la previdenza, finanziata con un’aliquota di scopo cioè i “contributi sociali”, e l’assistenza da finanziare con la fiscalità generale, costituendo enti separati per la loro gestione per garantire un passaggio dalla vita attiva ad una vecchiaia ragionevolmente serena ai cittadini di questo paese, sempre più inquieti e preoccupati”. Un altro tema su cui sono necessari interventi è quello delle pensioni future. “Le riforme fatte, incentrate su calcolo contributivo e su una alta età di accesso alla pensione, comportano prestazioni sempre più lontane, sempre più basse ed insufficienti. I giovani che oggi faticano ad entrare nel mondo del lavoro e anche i tanti quarantenni ancora costretti a lavori precari e a bassi salari, avranno una copertura pensionistica certamente inadeguata. Crescerà il divario tra i redditi di chi lavora e quelli dei pensionati con inevitabili effetti negativi sulla coesione sociale e sulla solidarietà tra le generazioni”, ha osservato il sindacato.

La soluzione proposta “per interrompere la tendenza in atto dell’impoverimento relativo degli anziani e per realizzare un’equa redistribuzione del reddito prodotto”, è quella di “modificare l’assetto attuale, ritornando al calcolo retributivo che garantiva una continuità di reddito nel passaggio alla pensione”. “E’ necessario pensare in tempo ad interventi che garantiscano pensioni proporzionalmente simili a quelle ai salari medi e non legate solo ai contributi versati; va ripristinato il calcolo retributivo superati i contratti di lavoro precari inventati da governi e padroni negli ultimi 30 anni e riconosciuti contributi figurativi per tutti gli anni di disoccupazione involontaria”, ha concluso la Cub. Qui puoi trovare le ultime news e novità su riforma pensioni. 

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