I punti salienti della riforma dell’ordinamento penitenziario

Giustizia, carceri, riforma ordinamento penitenziario, le novità ad oggi 18 febbraio 2018. I decreti attuativi saranno all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri del 22 febbraio. Questo l’annuncio del premier Paolo Gentiloni. Il Consiglio dei ministri si riunirà giovedì prossimo per il via libera ai decreti. Lo schema di decreto legislativo è suddiviso in sei parti: assistenza sanitaria; semplificazione dei procedimenti; eliminazione di automatismi e preclusioni nel trattamento penitenziario; misure alternative; volontariato e vita penitenziaria.

Sarà pertanto ampliata la platea della popolazione carceraria che potrà ottenere i benefici di legge, come la “messa alla prova” e il lavoro esterno. Nel concreto, la riforma pone le basi per semplificare le procedure davanti al magistrato di sorveglianza, e rendere così più facile e frequente il ricorso alle misure alternative che andranno a valorizzare sia il lavoro all’interno del carcere sia quello all’esterno, con particolare riferimento al volontariato. Saranno, comunque, esclusi da questo tipo di benefici i detenuti condannati all’ergastolo per mafia e terrorismo e quelli che sono comunque giudicati particolarmente pericolosi.

La riforma dell’ordinamento penitenziario apre ai detenuti la possibilità di avere colloqui con i familiari anche via Skype e di estendere l’assistenza sanitaria, anche all’interno delle carceri. La riforma concentra i suoi sforzi anche sui 19.818 detenuti stranieri oggi presenti nelle nostre carceri, per i quali sono previsti più corsi d’italiano, mediatori culturali e spazi per la preghiera. La legge 103 pone attenzione anche alle detenute madri, molte delle quali potranno scontare la pena ai domiciliari se incinte, o se madri di minori di dieci anni.

Rita Bernardini proseguirà lo sciopero della fame almeno fino al 22 febbraio 2018.

L’annuncio del premier sull’imminente approvazione definitiva ha riacceso le speranze dei circa 10mila detenuti e dei circa 200 cittadini liberi che hanno aderito allo sciopero della fame di Bernardini, la quale ha annunciato a Radio Radicale che proseguirà comunque la sua iniziativa “almeno fino al 22 febbraio” per verificare se il governo varerà “anche i decreti mancanti, in tema di lavoro, affettività, ordinamento penitenziario minorile, misure di sicurezza e giustizia riparativa”.

Una battaglia sostenuta anche dagli avvocati penalisti e da numerosi giuristi, intellettuali e accademici, molti dei quali (tra i primi firmatari Guido Calvi, Giuseppe Di Federico, Aldo Masullo, Giandomenico Caiazza, Beniamino Migliucci) ha sottoscritto un appello al governo per sollecitare il varo effettivo della riforma, in cui si chiede appunto a Gentiloni la convocazione “con urgenza” del Consiglio dei Ministri, prima delle elezioni politiche del 4 marzo. Secondo l’avvocato Riccardo Polidori, dell’Unione camere penali, “la bozza di decreto lascia incompiuti alcuni importanti articolati, in materia di lavoro, di affettività, di preclusioni e automatismi, ma la sua entrata in vigore potrà costituire comunque un momento storico per l’esecuzione penale e il banco di prova per ulteriori passi avanti“. Qui puoi trovare tutte le ultime news su amnistia, indulto e carceri.

Informazioni sull'autore