Pensioni, le novità: quali le riforme possibili?

Riforma delle pensioni 2018: il monito dell’UE. Nel dossier pubblicato dalla Commissione europea, contenente la valutazione  sulla situazione economica e sociale italiana, vengono evidenziate della criticità dovute anche alla spesa pensionistica ed alle recenti riforme delle pensioni.  La strada da seguire per quanto riguarda le pensioni, per l’Europa, sarebbe quella più conservativa possibile dell’impianto della legge Fornero. Per la Commissione europea, inoltre, “sarebbe necessario un aumento permanente dell’avanzo primario strutturale di bilancio di 2,2 punti percentuali di Pil per mantenere stabile il rapporto debito/Pil nel lungo termine, che includa il costo dell’invecchiamento” della popolazione italiana.

Immediato il commento dell’Usb:”Come in un copione già scritto, non sono passate che poche ore dall’esito elettorale ed ecco l’Unione Europea, e per lei la Commissione Europea, prendere carta e penna ed entrare immediatamente nelle nostre questioni interne. Non usa certo toni diretti, né potrebbe farlo, ma come sempre quando c’è da riportare ordine, usa quel tono sibillino e sornione con cui le cose si dicono ma è come se si trattasse di amichevoli e disinteressati consigli”, si legge in un comunicato.

“Non è infatti sfuggito a Moscovici né a Dombrovskis che dalle urne siano uscite come forze preponderanti destinate a governare l’Italia due compagini che dell’euroscetticismo hanno fatto, in campagna elettorale, uno dei cavalli di battaglia, forse quello politicamente più rilevante. E allora ecco i rimbrotti sull’accelerazione del costo del lavoro, sulle poche privatizzazioni, sul mancato alleggerimento della tassazione per i “fattori produttivi” (leggi sistema delle imprese), sulle “barriere significative” ad ostacolare gli affari, sul livello del debito ma soprattutto la messa in guardia dall’eventuale marcia indietro sulla riforma previdenziale che potrebbe peggiorare la sostenibilità del sistema paese”, ha proseguito l’Usb.

Per l’Usb, si tratta di un “vero e proprio monito preventivo al governo che verrà”, affinchè “si dedichi con professionalità e accondiscendenza a proseguire nel solco tracciato dai precedenti governi, quello cioè di seguire con attenzione e disponibilità le indicazioni, o meglio i diktat, dell’Unione Europea e della Banca Centrale Europea. Il pilota automatico è sempre pronto, sembrano dire nemmeno troppo velatamente da Francoforte, e il suo utilizzo dipenderà da che tipo di governo gli italiani saranno capaci di inventarsi nelle pieghe del risultato elettorale. Se sarà compatibile o meno con i progetti europei o, come roboantemente affermato sia da Salvini che da Di Maio si discosterà significativamente da questi”.

Riforma delle pensioni ed spesa pensionistica. L’analisi di Itinerari previdenziali.

Nel Quinto rapporto sul  bilancio del sistema previdenziale italiano, curato da Itinerari Previdenziali si affronta il tema del progressivo invecchiamento delle popolazione ed del relativo aumento delle spese pensionistiche. Si legge nel documento:”Ciò che appare più significativo nel prendere consapevolezza dei dati sull’invecchiamento che ci aspetta – e per certi versi si configura come il punto più problematico – non è dunque solo la crescita della percentuale di popolazione anziana (dall’attuale 22% al 34% attorno alla metà del secolo), bensì il suo forte incremento in termini assoluti. I circa 6 milioni di ultra64enni in più rispetto ad oggi, di cui quasi 4 milioni con almeno 80 anni, segnano indubbiamente un cambiamento della struttura demografica che darà luogo a profonde trasformazioni sociali, economiche, culturali e persino politiche, rispetto alle quali non è facile immaginare con quali strumenti ricostruire nuovi equilibri e/o adattare quelli esistenti.

Per Itinerari previdenziali:”Solo agendo tempestivamente su alcune leve a livello macroeconomico sarà possibile contrastare/attenuare la tendenza a un aggravio del costo del welfare per effetto dell’invecchiamento demografico.  In tal senso si dovrebbe poter efficacemente intervenire sulla crescita di alcuni fattori, quali la produttività, la partecipazione al mercato del lavoro (specie da parte femminile) e l’occupazione, ma si tratta di obiettivi che – almeno visti con l’ottica del nostro tempo – richiedono uno straordinario impegno e non sono certo di facile
realizzazione. Ci si deve allora chiedere quali altri possibili iniziative e quali altre azioni siano realisticamente attuabili al fine di contrastare con efficacia le tendenze in atto”.

Il Quinto rapporto mette in evidenza  l’importanza di politiche che tendano a premiare fedeltà contributiva e lunghe carriere: in questa prospettiva, l’indicizzazione dell’età di pensionamento resta requisito irrinunciabile per l’equilibrio del sistema , da affiancare tuttavia alla reintroduzione di elementi di flessibilità in uscita“. “A tal fine”, ha affermato albero Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, “si dovrebbe in prima battuta sganciare l’anzianità contributiva dall’aspettativa di vita, caratteristica tutta italiana introdotta dalla riforma Fornero, prevedendo un massimo di 41 anni e mezzo di contribuzione (di cui non più di 3 di tipo figurativo) e un’età minima pari a 63 anni.

Inoltre, prosegue Brambilla:“Separare la spesa previdenziale da quella assistenziale è un “esercizio” necessario su più fronti. Innanzitutto, si tratta di un’operazione utile a livello contabile, perché consente di fare chiarezza su spese molto diverse tra loro per finalità e modalità di finanziamento, ma che troppo spesso sono impropriamente comunicate, come se fossero assimilabili tra loro, anche a organi e istituzioni internazionali, con il risultato di continue richieste di riforme pensionistiche. Si tratta poi evidentemente di un esercizio di equità tra chi ha versato e chi no: non bisogna infatti dimenticare che il nostro modello di welfare prevede per finanziare le pensioni una tassa di scopo, i contributi sociali, mentre l’assistenza è finanziata dalla fiscalità generale”. Qui puoi trovare le ultime news e novità su riforma pensioni.

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