Riforma pensioni 2018: le criticità delle nuove proposte pensionistiche nella disamina di Mauro D’Achille

Mauro D’Achille, amministratore del gruppo Lavoro e pensioni: Problemi e soluzioni, in un interessante post pubblicato ieri sulla pagina Facebook del gruppo, ha fatto una sintesi della situazione attuale sul fronte pensionistico, ed un’attenta disamina di quelle che sono le opzioni per modificare e superare l’attuale impianto pensionistico.

D’Achille ha messo in evidenza alcuni punti critici delle possibili alternative e strumenti di riforma al vaglio del governo, richiamando la necessità di sottoporre le proposte, prima della presentazione in aula, al vaglio dei sindacati e delle altre forze sociali, affinché si possa valutare in maniera approfondita ogni singolo provvedimento, ed affinché le fasce meritevoli di tutele, le donne, i disoccupati, gli invalidi, i malati non vedano allontanarsi sempre più il meritato pensionamento.

La puntuale disamina di Mauro D’Achille sulle misure pensionistiche attualmente in vigore.

D’Achille parte dalla sintesi delle principali misure pensionistiche previste dell’attuale impianto normativo: “Vorrei qui riassumere la situazione pensionistica attuale:

1) Precoci: 41 anni di versamenti,
se invalidi oltre il 73%, Caregivers, se conviventi da almeno sei mesi con parente di primo grado invalido 100%, Disoccupati dopo tre mesi da fine naspi,
Addetti alle 15 attività riconosciute come gravose.

2) Ape social:
Minimo 63anni. Versamenti effettuati per almeno 36anni se lavoratori gravosi, invalidi e caregivers di parenti anche di secondo grado e affini. Versamenti di almeno 30anni se disoccupati come sopra. Se donne, bonus contributivo di un anno per ogni figlio con max due anni: in pratica anche 28anni sarebbero sufficienti.

Ape volontaria: minimo 63anni con almeno venti di versamenti,a patto che l’importo pensionistico maturato sia almeno 1,5 volte superiore al minimo.

Pensioni anticipate per anzianità contributiva: 42anni+10mesi per gli uomini, dodici mesi in meno per le donne.

Pensioni di vecchiaia: 66anni+7mesi.

Dal 1/1/2019, per effetto dell’aumento della aspettativa di vita, i requisiti anagrafici aumenteranno di cinque mesi per tutti, TRANNE che per la pensionata anticipata di chi svolge attività GRAVOSA, da non confondere con le attività usuranti che non sono state modificate dalla riforma Fornero e che restano assoggettate al DL67/2011.

Riforma pensioni: gli strumenti per modificare e superare l’odierno regime pensionistico.

Da molto tempo sentiamo e leggiamo di abolizione della riforma Fornero, poi di modificazioni, poi di progressivo superamento.

Gli strumenti proposti sembrerebbero essere questi:

ripristino di opzione donna, ma limitatamente ai fondi residui disponibili che furono già stanziati.

Quota 41 , probabilmente con l’aggiunta di ulteriori 5-6mesi, MA con la possibilità di ricalcolo dell’importo pensionistico non più retributivo o misto ma tutto contributivo. Per effetto di questo ricalcolo si avrebbe una riduzione del 30% se non peggio.

Quota 100: ovvero un pensionamento anticipato che ripristini il metodo della somma tra anzianità contributiva e anagrafica,
MA con un minimo di almeno 64anni.
Non è dato sapere se anche per questa opzione sarebbe previsto il ricalcolo interamente contributivo.

Ape social: invece che prorogarla, come era nelle intenzioni del precedente governo, sarebbe abrogata per recuperare fondi”.

Le criticità delle nuove misure di riforma dell’impianto pensionistico nell’attenta disamina di Mauro D’Achille.

D’Achille, nel post di ieri, mette in luce alcune delle criticità delle misure di riforma delle pensioni al vaglio del governo, in particolare per le face più deboli e più meritevoli di tutela:”Attualmente sono indispensabili almeno 35anni di contributi effettivamente versati, e quindi non quelli figurativi derivanti da malattie ed infortuni, astensioni per maternità, indennità di disoccupazione in qualunque modo chiamate, il servizio militare etc. A quanto sembra, le modifiche allo studio prevederebbero invece che tali contributi figurativi non siano superiori a due anni.

È evidente che già tale limite vieterebbe la possibilità di accesso alla gran parte dei pensionandi, in particolar modo alle donne, agli invalidi ed agli addetti a lavori gravosi proprio perché tali situazioni generano assenze per malattia più frequenti.

L’abolizione dell’Ape social vieterebbe la possibilità di uscire con 63anni+28 di contributi alle donne disoccupate, ma anche a coloro che si trovano in stato di disoccupazione. Questi avrebbero come unica alternativa quota 100, difficile da raggiungere se disoccupati, oppure i 67anni.

Ognuno di noi potrà calcolare la propria situazione con la legislazione vigente e confrontarla con le prospettate nuove proposte. Per alcuni potrebbero essere migliorative, per altri peggiorative. È normale che ciò accada. Ma il dovere dello Stato, per come la vedo io, credo sia quello di migliorare la situazione a TUTTI indifferentemente e non soltanto ad alcuni.

Guarda caso, con questi provvedimenti a veder peggiorare le proprie prospettive saranno proprio le fasce più deboli: le donne, i disoccupati, gli invalidi, i malati.

Il rischio che tali fasce meritevoli di tutele si vedano allontanare il pensionamento è tanto più elevato quanto più in fretta dovessero trovare applicazione tali misure. Auspico che PRIMA che vengano presentate in aula esse vengano sottoposte al vaglio dei Sindacati e delle altre forze sociali, affinché si possa valutare a 360gradi ogni singolo provvedimento! Vi invito ad esporre eventuali dubbi affinché, nei limiti del mio poco sapere, possa meglio rispondervi”, ha concluso D’Achille. Qui puoi trovare le ultime news e novità su riforma pensioni.

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