Novità sulle pensioni potrebbero venire dagli emendamenti alla Legge di Bilancio 2019. Scadeva ieri alle 14 il termine ultimo per la presentazione delle proposte emendative. Risultano essere al vaglio della Commissione bilancio quasi circa 4mila emendamenti, di cui circa 1000 presentati dal Pd, 444 da FdI, 200 dal M5S e quasi altrettanti dalla Lega. La discussione in Aula sul Ddl Bilancio inizierà martedì 18 dicembre. C’è attesa, dunque di conoscere l’esito dell’esame degli emendamenti.
Le proposte di modifica del disegno di legge di Bilancio presentate dal Governo, conterranno l’atteso “pacchetto pensioni”? Quanto avrà influito il confronto avuto in questi giorni con l’Ue? “Voglio essere franco: le recenti dichiarazioni del premier Conte da Bruxelles disegnano un quadro che vorrebbe apparire quasi idilliaco ma, se guardiamo alle parole che giungono dalla sponda opposta (Moscovici), tanto idilliaco e chiaro il quadro complessivo non è. La UE attende dal nostro governo uno spunto espansivo che in questa LdB non c’è a prescindere dalla sforbiciata dal 2 a 2.04 del deficit previsto. E non ci sarebbe nemmeno se dal 2,04 si sforbiciasse ulteriormente a quell’ 1,9 che, se non altro, potrebbe forse dissipare o almeno allontanare lo spettro della procedura d’infrazione. Senza contare che tutto ciò si basa sulla previsione di una crescita della quale nessun analista e ancor meno gli ultimi dati rilevati ci accreditano”, ha osservato Luigi Metassi, amministratore del Comitato “Esodati Licenziati e Cessati”.
Quota 100, mossa elettorale per lo Spi-Cgil
In attesa di sapere quali emendamenti saranno giudicati ammissibili dalla Commissione Bilancio e quanti di essi conterranno interventi sulle pensioni, cresce la perplessità attorno a Quota 100. “Non so che dimensione del consenso possa avere questa mossa elettorale che è Quota 100. Io penso che Salvini parli al suo territorio: Quota 100 è un risposta che si dà a una piccola fascia di lavoratori, quelli del Nord, delle grandi imprese e del pubblico impiego”.dichiarato il segretario generale dello Spi Cgil Ivan Pedretti, all’agenzia Dire.
“Rivedere Quota 100 per ottenere la riduzione del deficit come vuole l’Europa dimostra che in manovra c’erano promesse non realizzate“. Riguardo il tema più generale delle pensioni, Pedretti ha puntualizzato che “ci si dimentica del Sud, delle donne e delle nuove generazioni. Noi avevamo bisogno di risposte per costruire il futuro delle pensioni dei giovani, che rischiano di diventare pensionati senza pensioni”.
Quota 100 e Reddito di cittadinanza non sono scelte eque per Titti Di Salvo
“Ha dell’incredibile l’approvazione alla Camera di una Legge di bilancio sicuramente diversa da quella finale e senza il cuore della proposta giallo verde: Quota 100 e Reddito di cittadinanza. Perché nel frattempo è in corso la trattativa con Bruxelles sui numeri della manovra per evitare la procedura d’infrazione”, ha affermato Titti Di Salvo, Vicepresidente del gruppo Pd alla Camera.
Secondo Di Salvo, Quota 100 ed il Reddito di cittadinanza “non sono scelte utili ed eque, ma errori e bandiere ideologiche”. “Venendo a “Quota 100”: intanto non si sa ancora in che cosa consista e chi riguardi.
Di sicuro Quota 100 non è il superamento della legge Fornero”, ha precisato l’Onorevole.
“Non lo è perché rimangono invariati i requisiti previsti per andare in pensione e infatti nella Ipotesi di pensionamento con requisiti diversi, che parrebbe essere prevista per 3 anni, l’importo della pensione sarà più bassa. Non lo è perché rimane invariato l’impianto della riforma”, ha chiarito.
Il punto debole sono i requisiti per l’accesso alla misura
“L’ipotesi di 38 anni di contributi e 62 anni di età esclude oggettivamente le donne che hanno meno contributi perché entrano ed escono dal mercato del lavoro per la maternità e la cura dei figli (e dei genitori).
Concentra al Nord la platea dei beneficiari: al Sud le pensioni sono prevalentemente di vecchiaia per le condizioni del mercato del lavoro”, ha sottolineato Titti Di Salvo.
“È una proposta che ignora l’impatto del sistema previdenziale fondato sul sistema contributivo ( la pensione è il risultato dei contributi versati) sui giovani che cominciano tardi a lavorare e fanno lavori discontinui. E soprattutto è antistorico immaginare stessi requisiti per la pensione per chi svolge lavori diversi . Visto che è certificato che le aspettative di vita siano diverse a seconda del tipo di lavoro svolto ( e del livello di istruzione). Proprio questa dovrebbe essere la direzione di marcia di una vera riforma della previdenza, equa per le persone, sostenibile socialmente e finanziariamente: distinguere tra i lavori, immaginare il futuro, non dimenticare i giovani, riconoscere il lavoro di cura delle donne”, ha rimarcato l’esponente del Pd.