La proposta di legge sul taglio delle pensioni d’oro presentata dall’esecutivo Lega-M5S prevede una sforbiciata alle pensioni superiori agli 80mila euro lordi annui, ovvero quelle superiori a 4mila euro nette al mese con l’obiettivo di innalzare gli assegni delle pensioni minime a 780 euro al mese.
L’imprenditore ed ex presidente di Assolombarda e di Fiera Milano spa, Michele Perini, in pensione dal 2016 ha dichiarato in un’intervista rilasciata a Repubblica: «Se le tagliano ricorro alla Consulta. Saremo in migliaia».
Taglio delle pensioni d’oro, Perini: ricorreremo in migliaia alla consulta.
Michele Perini ha spiegato durante l’intervista che: “Dal novembre 2016, percepisco una pensione di 3.300 euro netti dopo 25 anni di contributi versati. Da quest’anno, sempre da novembre, dovrei percepire la pensione per i contributi che ho versato nella gestione separata. Per i versamenti che ho fatto e che continuo a fare per le partecipazioni in diversi cda. Non sono contributi figurativi, ma soldi veri che verso all’Inps”.”
Poi ha aggiunto che avrebbe dovuto andarci ben prima, nel maggio del 2012. “Per colpa della legge Fornero ho dovuto aspettare quattro anni. Come fa ora lo Stato che ha imposto per legge il sistema contributivo a tagliare queste pensioni? Se lo fanno mi rivolgerò alla Consulta e credo che come me lo faranno migliaia“ha chiosato l’ex presidente di Assolombarda.
Poi utilizzando una metafora, Michele Perini ha cercato di spiegare il suo punto di vista: “E come se lo Stato avesse sottoscritto un contratto come qualsiasi società e a un certo punto decidesse di non rispettarlo”. La soluzione, secondo l’ex presidente di Assolombarda sarebbe: “Di ricalcolare le pensioni baby, quelle dei parlamentari con pochi contributi. Sarebbe più equo. Quando il governo Berlusconi ha aumentato le pensioni minime non ha detratto quella cifra dalle pensioni contributive“.
E alla domanda se il taglio delle pensioni d’oro fosse necessario per rilanciare la crescita, Michele Perini ha risposto: “Per pagare le cavolate tipo le multe per non fare la Tav o il decreto dignità, che farà perdere posti di lavoro, o il reddito di cittadinanza? Quello che serve è dare efficienza alla macchina, eliminare la burocrazia e la gente incapace“.