Luigi Di Maio, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, ospite di Rtl 102,5 è tornato sul tema del taglio delle pensioni d’oro, e si è così espresso: “La speranza è che il provvedimento sulle pensioni d’oro arrivi. In questi 80 giorni la Camera, con il presidente Fico, ha scritto una delibera storica sul taglio ai vitalizi per gli ex parlamentari”. “Iniziamo da un atto storico interno alla Camera e poi trasferiamo lo stesso principio per le pensioni sopra i 5.000 euro netti per tutti coloro che non hanno versato i contributi ma hanno una pensione d’oro e quindi devono avere una pensione per i contributi che hanno versato“, conclude Di Maio. E sul reddito di cittadinanza entro il 2019 dice: “lo spero. Sto prendendo confidenza con la macchina dei ministeri, spero di non trovare intoppi”.
Pensioni: per il 2019 i coefficienti saranno in diminuzione.
Chi andrà in pensione nel 2019 avrà un assegno più basso, per effetto della riforma Fornero, che ha previsto l’adeguamento automatico del coefficiente di trasformazione per le pensioni. Un meccanismo che in Italia ha determinato un taglio delle pensioni di circa il 12% in dieci anni, secondo il quotidiano economico Italia Oggi. Si tratta di coefficienti che variano in base all’età del lavoratore al momento delle pensione. I coefficienti saranno tanto più alti quanto maggiore è l’età del lavoratore che va in pensione.
Domenico Proietti rilancia: “Modificare i criteri dei coefficienti di trasformazione per le pensioni”.
Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, in una nota ha sottolineato la necessità di “modificare i criteri dei coefficienti di trasformazione per le pensioni”. “Gli attuali criteri di individuazione dei coefficienti di trasformazione legati all’aspettativa di vita sono causa di un’oggettiva penalizzazione per i lavoratori che andranno in pensione a partire da gennaio 2019“, è quanto sottolinea Proietti, sulla base di uno studio condotto dal sindacato.
Per la Uil, occorre “varare una modifica dei coefficienti di trasformazione, legandoli alle coorti di età. Si deve assegnare, pertanto, a ciascuna coorte di età il proprio coefficiente, questo permetterebbe di salvaguardare uno dei principi fondamentali del sistema contributivo, senza penalizzare i lavoratori e soprattutto incentivando la permanenza al lavoro”.
Dal 1 gennaio 2019, ricorda il sindacato, oltre all’età’ di accesso alla pensione, che raggiungerà per tutti i 67 anni, saranno adeguati all’aspettativa di vita anche i coefficienti che si utilizzano per trasformare in pensione il montante contributivo del trattamento previdenziale. A un valore maggiore del coefficiente, e quindi del divisore, corrisponderà un importo minore del trattamento, al fine di ridistribuire su un più’ lungo periodo di vita il montante previdenziale maturato.
Pertanto, secondo lo studio Uil, un lavoratore che andrà in pensione a 67 anni, il 2 gennaio 2019, riceverà un trattamento annuo lordo di 13.411 euro, ben 268 euro in meno di un lavoratore che, a parità di montante contributivo e di eta’ anagrafica, andrà in pensione il 31 dicembre 2018.
Tale meccanismo, sottolinea l’organizzazione, “oltre a costituire un danno oggettivo per i lavoratori, è un vero e proprio disincentivo alla permanenza al lavoro. Rimandando l’accesso alla pensione si incorre nel pericolo di vedere il proprio trattamento calcolato con coefficienti più sfavorevoli e quindi di percepire un assegno più basso”. Qui puoi trovare le ultime news e novità su riforma pensioni.