L’attuale governo Lega-M5S ha l’intenzione di superare la Legge Fornero con l’introduzione della Quota 100, quota 41 e la proroga del regime sperimentale di Opzione Donna. Ma probabilmente non farà in tempo a disinnescare l’effetto di una delle parti meno conosciute della riforma Fornero: l’adeguamento automatico del coefficiente di trasformazione per le pensioni.
Dal 2019 sulle pensioni nuovo effetto della Legge Fornero.
Secondo l’UNSA (Unione Nazionale dei Sindacati Autonomi), dal 1° gennaio 2019 le pensioni saranno penalizzate dell’1,5% in meno. Massimo Battaglia, segretario generale della Federazione Confsal-Unsa ha dichiarato: “Uno scandalo che rischia di passare sotto traccia”.
Secondo il segretario generale, la revisione dei coefficienti “introduce un’ulteriore differenziazione nel nostro sistema pensionistico tra chi va in pensione oggi e chi ci andrà domani“. Il sindacato ha avviato una raccolta di firme sulla proposta di neutralizzare i “tagli” che verrà inviata al Ministro del lavoro, al Ministro della pubblica amministrazione e al presidente del Consiglio dei Ministri.
Ha proseguito Massimo Battaglia: “Altro che Flat Tax. Qui si continuano ad adottare norme che penalizzano le fasce più deboli della società, coloro che con una già di per sé bassa, sono destinati a soffrire di più questa decurtazione”.
Ha concluso il segretario generale: “Per questo l’UNSA ritiene che il Governo debba intervenire con la massima urgenza eliminando la decurtazione prevista al 1° gennaio 2019, salvaguardando così i cittadini, lavoratori pubblici e privati, che più ne hanno bisogno“.
Con il nuovo adeguamento dei coefficienti, chi uscirà dal mondo del lavoro a 65 anni nel 2019 percepirà una pensione inferiore di oltre l’1% rispetto a chi si è ritirato nel 2018, mentre se si uscirà a 70 anni si perderà quasi il 2% sull’assegno.