Secondo le regole attuali per andare in pensione ci vogliono 66 anni e 7 mesi (con 20 anni di anzianità contributiva). Dal 1° gennaio 2019 i requisiti per richiedere la pensione subiranno una variazione, ma non riguarderà tutti.
Riforma pensioni: variazione dei requisiti nel 2019.
Dal prossimo anno l’età pensionanibile aumenterà a 67 anni a causa dell’adeguamento delle aspettative di vita rilevato dall’Istat. L’istat ha rilevato un aumento delle aspettative di vita di 5 mese (rispetto al 2013), e per questo, come stabilito dalla Legge Fornero anche i requisiti per la pensione dovranno adeguarsi.
Per quanto rigurda la pensione anticipata, attualmente, non è indicata alcuna età anagrafica in quanto è sufficiente aver maturato 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini) o 41 anni e 10 mesi (per le donne). Dal 1° gennaio 2019, il requisito contributivo della pensione anticipata subirà una variazione, per uscire dal mondo del lavoro bisognerà aver maturato 43 anni e 3 mesi (uomini) o 42 anni e 3 mesi (donne).
Ecco chi non subirà un aumento dell’età pensionabile.
Alcune categorie di lavoratori non subiranno l’aumento dell’età pensionabile, e manterranno il requisito di età 66 anni e 7 mesi, ma dovranno avere 30 anni di contributi. Si tratta dei lavoratori che per almeno metà della abbiano svolto un’attività considerata usurante; dei lavoratori che per almeno metà della carriera lavorativa o in almeno 7 anni degli ultimi 10 abbiano svolto dei turni notturni (di almeno 6 ore, per almeno 78 giorni l’anno); e dei lavoratori che per almeno metà della carriera lavorativa o in almeno 7 anni degli ultimi 10 abbiano svolto un lavoro, tra cui troviamo gli insegnanti della scuola dell’infanzia, cioè coloro che lavorano nel sistema integrato 0-6.
Per il bienno 2019 – 2020, i lavoratori che si trovino nella situazione di poter beneficiare dell’uscita con il sistema delle quote, potranno andare in pensione anticipata con almeno 35 anni di contributi ed un’età minima di 62 anni, ma dovranno necessariamente raggiungere quota 98 i lavoratori statali e i dipendenti del settore pubblico e la quota 99 i lavoratori autonomi che versano all’Inps.