Riforma pensioni, le ultime novità sull’Ape Social. Le news sul fronte pensioni hanno visto l’emanazione del decreto, firmato da Giuliano Poletti, che esenta 15 professioni gravose da adeguamento età pensionabile a speranza di vita. Le novità e l’importanza del decreto ministeriale sulle 15 categorie di lavori gravosi viene spiegata da Stefano Patriarca, uno dei tecnici di Palazzo Chigi che ha lavorato al dossier, che sottolinea come il decreto “consente di allargare la platea dell’Ape sociale e dei precoci per il 2018 e permette nel 2019 e 2020 il pensionamento senza il previsto adeguamento alla speranza di vita a circa 49.800 lavoratori”.
Ape social: l’importanza dell’ampliamento delle categorie dei lavori gravosi nel commento di Stefano Patriarca.
Questi numeri, prosegue Patriarca, “vanno ad aggiungersi ai 69.400 lavoratori che potranno usufruire o dell’Ape sociale (che consente l’uscita dal mercato del lavoro anche con 4 anni di anticipo) o pensionarsi con 41 anni di contributi a qualsiasi età” (i precoci). Nel complesso, quindi, “tra il 2017 e il 2020 circa 119.200 persone potranno, se vorranno, anticipare l’uscita dal mercato del lavoro senza nessuna penalizzazione della pensione. Tutto ciò con un intervento finanziario a carico dello Stato coerente con le necessità di stabilizzazione finanziaria del bilancio pubblico”, sottolinea Patriarca.
Ricapitolando, vi riportiamo di seguito i 15 lavori gravosi esentati dall’innalzamento dell’età pensionabile. Si tratta di infermieri e ostetriche; maestre/i di asilo nido e scuole dell’infanzia; macchinisti ferroviari; camionisti; conduttori di gru, autogru su autocarro, cestelli con piattaforma aerea, carrelli industriali; muratori; facchini; badanti; addetti alle pulizie; addetti alla raccolta di rifiuti; conciatori di pelli; operai e braccianti agricoli; marittimi; addetti alla pesca; siderurgici e lavoratori del vetro.
Riforma pensioni ed abrogazione legge Fornero, le ultime news di Emma Bonino.
Intanto, molto si è discusso in queste settimane dell’abrogazione della legge Fornero sulle pensioni. Sul punto è intervenuta anche Emma Bonino, in un’intervista del Sole 24 Ore: “Per ridurre il debito proponiamo di congelare la spesa pubblica primaria in termini nominali al livello 2017 per tutta la durata della prossima legislatura. Così facendo il bilancio andrebbe in pareggio già nel 2019. Il debito pubblico scenderebbe tra 5 anni sotto il 110% del Pil, contro l’attuale 132. La prima cosa che fa una famiglia responsabile che si è troppo indebitata è, se non ridurre le proprie spese, perlomeno evitare di aumentarle ancora. E questo deve fare la famiglia Italia. La legge Fornero va lasciata così: un euro su tre di spesa pubblica va in pensioni e non si può rischiare di far saltare il banco. Se per avere la pensione qualche mese prima rischiamo di avere in mano carta straccia, meglio lasciar perdere”.
Riforma pensioni ed età pensionabile: bene stop adeguamento d’età per professioni gravose ma serve un principio universalistico.
Soddisfazione per l’emanazione del decreto di ampliamento delle categorie di lavori gravosi da parte delle Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani (Acli). L’associazione, però, chiede di più e illustra all’esecutivo e alle forze politiche, in vista delle elezioni del 4 marzo prossimo, la proprie proposte in materia pensionistica. Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli, si è così espresso: “La decisione del ministro Poletti di esentare 15 professioni gravose dall’adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita è una buona notizia”. Una buona notizia che però non basta per dare le risposte attese ormai da tempo da milioni di lavoratori beffati dalla legge Fornero ancora in vigore. “Andrebbe ristabilito un principio universalistico“.
Pensioni anticipate ed età pensionabile, la proposta di Roberto Rossini presidente nazionale delle Acli.
Nel documento elettorale preparato dalle Acli in vista delle elezioni del prossimo 4 marzo, tra i vari punti presenti nel documento, uno prevede proprio la reintroduzione di un principio universalistico, e non più solo selettivo, di flessibilità nell’accesso alla pensione. Sottolinea Rossini: “Si potrebbe pensare di consentire l’accesso alla pensione in una età libera opzionabile da ciascun lavoratore, a partire da un requisito anagrafico minimo, ragionevolmente tra i 63 e i 65 anni, e prevedendo un rendimento pensionistico crescente o decrescente a seconda dell’età di accesso alla pensione”. “In altre parole – si legge in una nota delle Acli – il patrimonio contributivo accumulato dovrebbe essere restituito sotto forma di pensione in un range anagrafico libero opzionabile e ciò anche a prescindere da un requisito contributivo minimo, oppure da un importo minimo pensionistico da dover raggiungere”.Qui puoi trovare le ultime news e novità su riforma pensioni.