Molto si sta dibattendo sulle modifiche alla Legge Fornero, che consentirebbero di attuare la riforma del sistema pensionistico. Davide Baruffi, esponente del PD e componente della Commissione Lavoro alla Camera dei deputati nella scorsa legislatura, ha fatto alcune riflessioni su alcune proposte di riforma delle pensioni.
Riforma delle pensioni, Baruffi: “L’abolizione dell’Ape sociale penalizza le categorie più in difficoltà”.
In un post pubblicato ieri sulla sua pagina Facebook, si è così epsresso:”#Quota100 e pensione anticipata con #41anni di contributi sono proposte positive di correzione della Fornero. Io stesso ero tra i firmatari delle proposte di legge che hanno dato il titolo a questi progetti e non ho cambiato idea. Attenzione però: se per realizzarle si abbandona l’ape sociale (come leggo), si penalizzano sia le categorie più in difficoltà (chi ha perso il lavoro, chi assiste disabili gravi, chi ha svolto i lavori più gravosi, ecc.), sia le donne (si cancella il riconoscimento della maternità). Sarebbero due passi indietro gravi e paradossali”.
Continuare sulla strada del riconoscimento e valorizzazione dei lavori di cura delle donne.
Per Baruffi bisogna proseguire lungo la strada intrapresa nella scorsa legislatura e continuare la battaglia per il riconoscimento e la valorizzazione dei lavori di cura delle donne.
Sottolinea l’esponente del PD:”Penso al contrario che debba proseguire lo sforzo avviato per distinguere tra i diversi lavori e l’impatto che questi hanno sulla reale (e quindi diversa) aspettativa di vita delle persone. E penso anche che il riconoscimento della maternità sia stato solo il primo passo per arrivare a pesare e valorizzare tutto il lavoro di cura, che grava in larga parte sulle donne. Se non si prosegue su questa strada e si cancella anzi quanto è stato fatto alla fine il sistema sarà più iniquo e socialmente insostenibile.
Se poi si introducono ulteriori paletti sui contributi figurativi (come leggo) si penalizzano soprattutto le carriere più discontinue (paradossale nel tempo della precarietà) e, ancora una volta, le donne. Altri due passi indietro rispetto al lavoro compiuto. Infine: nessuna delle misure che leggo risolve il problema dell’ultima “famiglia” di esodati che rimane in attesa di salvaguardia (ne serve una nona), né completa o estende il meccanismo di opzione donna. Né vedo traccia del confronto avviato col sindacato per le pensioni delle future generazioni (che sono poi i trentenni di oggi, mica i nostri pronipoti).
Le risorse sono poche, lo sappiamo. Per fare cose utili ne servono meno di quante dica Boeri, di più di quante dicano Lega e M5s. Mi piacerebbe che quelle poche che ci sono fossero usate con criterio per rendere più giusto e sostenibile il sistema (donne, lavori gravosi, precoci, giovani). Altrimenti anche 2 proposte positive rischiano di aggravare i problemi. La campagna elettorale è finita, discutiamone seriamente”, conclude Baruffi.
Pensioni anticipate, Quota 100, precoci, età pensionabile: le riflessioni critiche di Walter Rizzetto.
Walter Rizzetto, esponente di Fratelli D’Italia, vicepresidente della commissione lavoro alla camera nella scorsa legislatura, in un post pubblicato ieri sulla sua pagina Facebook, ha esposto alcune riflessioni critiche sulla proposta di pensione anticipata con quota 100.
Rizzetto si è così espresso:”Viaggiando in treno stavo riflettendo sulla proposta del Ministro del Lavoro su #Q100 ovvero andare in pensione con 64 anni ed almeno 36 di contributi (64+36=100). Lo ritengo un passaggio virtuoso ma serve una modifica rispetto al “paletto” dell’età anagrafica.
Esempio: inizio a lavorare a 20 anni, faccio 40 anni di lavoro (ho 60 anni)=devo attendere ancora 4 anni per la pensione (64 anni necessari) e quindi lavoro e pago contributi per 44 anni. Esempio: inizio a lavorare a 18 anni, faccio 40 anni di lavoro (ho 58 anni)=devo attendere ancora 6 anni per la pensione.
E così via…Così facendo i cosiddetti “lavoratori precoci” si vedranno allontanare l’età pensionabile. Ragioniamo sul fatto che una persona a 60 anni sia ancora in forma e prestante (dopo 40 anni di catena di montaggio o edilizia però ho i miei dubbi…) ma la vera proposta innovativa dovrebbe essere, stante il sistema contributivo il quale, secondo me, creerà disagi enormi tra 25,30 anni soprattutto per i trattamenti più bassi, esentata da paletti in termini di età anagrafica.
Allo stesso modo serve eliminare il parametro della “aspettativa di vita”, vero grimaldello in mano a Istat e quindi alla Politica. Io penso che una persona, dopo 40 o 41 anni di lavoro, sudore e contributi, possa andare a riposo (almeno quelli che lo vogliono)”, conclude Rizzetto.
Ivan Pedretti rilancia le priorità sul fronte pensioni: intervento sull’aspettativa di vita, riconoscimento del lavoro di cura delle donne, pensione di garanzia per i giovani, tutela del potere d’acquisto dei pensionati.
Anche Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi-Cgil, ha parlato di quelle che sono le priorità del governo sul fronte pensioni, e si è così espresso:”Sulle pensioni bisogna assolutamente evitare di fare pasticci. Non servono proclami ma serve serietà. Al nuovo governo dico che se vogliono fare le cose per bene che ripartano dal confronto con i Sindacati.
Ci sono tante questioni da affrontare: quota 100 e quota 41 sono solo alcune di queste. Bisogna intervenire sull’aspettativa di vita, sul riconoscimento del lavoro di cura delle donne, sulla pensione di garanzia per i giovani e sulla tutela del potere d’acquisto dei pensionati.
Così come bisogna diversificare gli interventi a seconda dei lavori che non sono tutti uguali e separare l’assistenza dalla previdenza. Non serve inventarsi niente perché le proposte sono già tutte sul tavolo”, ha concluso Pedretti. Qui puoi trovare le ultime news e novità su riforma pensioni.