Riforma pensioni 2018: le novità su quota 100 e importo pensioni future

Il presidente Inps, Tito Boeri alla Camera dei Deputati ha presentato una stima relativa all’impatto della riforma delle pensioni proposta dal governo Lega-M5S per superare la legge Fornero. Infatti, nei piani del governo vi è l’introduzione della quota 100, quota 41 e la proroga dell’opzione donna.

Riforma pensioni: gli effetti della quota 100 su lavoro secondo Tito Boeri.

La “Quota 100”, proposta dall’esecutivo, prevede l’uscita dal mondo del lavoro quando la somma fra età anagrafica e contributi annui versati al fisco raggiunge il valore 100, con un limite minimo a 64 anni e 36 di contributi.

Secondo Tito Boeri, il primo effetto della riforma delle pensioni targata M5s-Lega, sarebbe che il numero dei pensionati crescerebbe notevolmente. Il numero uno dell’Inps ha spiegato: “Ripristinando le pensioni di anzianità con quota cento o 41 anni di contributi si avrebbero subito circa 750.000 pensionati in più“.

I costi, secondo i calcoli diffusi dall’Inps, quota 100 costerebbe a regime 18 miliardi di euro con eta minima fissata a 64 anni. Se l’età venisse fissata a 65 anni, la spesa scenderebbe a 15 miliardi di euro annui a Regime. Un’altro effetto a preoccupare il presidente dell’Inps, Tito Boeri, è che con l’introduzione di Quota 100 si ridurrebbe anche l’occupazione.

Secondo Tito Boeri, invece, ogni abbassamento dell’età pensionabile comporta anche riduzione dell’occupazione perché il prelievo contributivo aumenta e il lavoro costa di più. Poi il presidente dell’Inps haricordato come l’esperienza degli ultimi anni abbia dimostrato una relazione con l’occupazione molto sensibile a variazioni del cuneo fiscale e contributivo.

Il numero uno dell’Inps, ha sottolineato che si avranno non solo più pensionati, ma anche meno lavoratori, ciascuno dei quali con un fardello ben più pesante sulle proprie spalle. Poi ha spiegato come ripristinare le pensioni d’anzianità significherebbe ridurre il reddito netto dei lavoratori. Tito Boeri, ha poi detto che in un sistema pensionistico a ripartizione, i contributi di chi lavora servono ogni anno a pagare le pensioni di chi si è ritirato dalla vita attiva.

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