Riforma pensioni, legge di Bilancio e mobilitazione sindacale

Inizierà oggi, 28 dicembre 2018, alle 9,30 la discussione in Aula alla Camera del Disegno di legge di Bilancio 2019. Il testo è stato licenziato dalla Commissione bilancio grazie ai voti della maggioranza, mentre Pd e Forza Italia hanno dato parere contrario. Anche questo passaggio è stato segnato da tensioni e proteste, in quanto il documento è stato inviato in Aula “senza discutere né votare” i circa 350 emendamenti presentati alla Manovra.

 Luigi Marattin, capogruppo Pd in commissione Bilancio alla Camera  ha commentato:”Una manovra che, come certificato dall’ufficio parlamentare di bilancio, alza la pressione fiscale e diminuisce gli investimenti. E che per giunta nasce sei giorni fa e viene approvata senza che i due rami del Parlamento abbiano potuto esaminarla. Direi un capolavoro, sia nel merito che nel metodo”.

“Pur non essendo esaurita la discussione generale, e non avendo avuto modo di esaminare i 350 emendamenti, la maggioranza ha deciso di interrompere la commissione e andare in aula domani alle 9,30. Degna conclusione di un iter arrogante e cialtrone”, ha aggiunto Marattin, via social.

L’audizione dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio

Il presidente dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, Giuseppe Pisauro, è intervenuto ieri in audizione presso la Commissione Bilancio della Camera, nell’ambito della discussione della legge di bilancio per il 2019. Pisauro ha rilevato che, a seguito del confronto con la Commissione europea, successivo al preannuncio del rischio di apertura di una procedura per disavanzo eccessivo e in risposta ai rilievi della Commissione, il Governo, ha modificato in modo significativo l’entità e la composizione della manovra di bilancio nonché il quadro macroeconomico 2018-2021 indicato nel Documento Programmatico di Bilancio.

Nel corso del suo intervento, il Presidente ha Upb, ha evidenziato che il conseguimento dei nuovi obiettivi programmatici di finanza pubblica è esposto a una serie di elementi di criticità: il quadro di finanza pubblica per il 2019 presenta caratteri di transitorietà (per una serie di interventi una tantum) e, soprattutto – come testimoniato dalla creazione di un accantonamento di 2 miliardi a garanzia della tenuta del saldo – di incertezza, in particolare riguardo al disegno effettivo e alla realizzabilità delle misure (ad esempio, dismissioni immobiliari); le variazioni introdotte nell’iter parlamentare hanno modificato la qualità della manovra determinando un’inversione di segno nell’effetto netto complessivo sulla spesa per investimenti e contributi agli investimenti nel 2019: da un aumento di circa 1,4 miliardi inizialmente previsto si passa a una riduzione di circa un miliardo;

il raggiungimento del rapporto deficit/PIL nel biennio 2020-21 è interamente affidato alle clausole di salvaguardia su IVA e accise, già significative nel testo iniziale del DDL di bilancio e ora ulteriormente aumentate (23,1 miliardi per il 2020 e 28,8 per il 2021). In assenza delle clausole il deficit salirebbe al 3 per cento del PIL sia nel 2020 sia nel 2021. In pratica, rispetto al profilo iniziale del rapporto disavanzo/PIL al netto della clausola IVA, si passa da una sequenza 2019-2021 [2,4/ 2,8/2,6] a una [2,0/3,0/3,0], con evidenti rischi sulla sostenibilità futura della finanza pubblica;

l’andamento del rapporto programmatico tra il debito pubblico e il PIL mostra un aumento nel 2018 rispetto all’anno precedente (dal 131,2 al 131,7 per cento di PIL) e una graduale riduzione nel 2019 (al 130,7 per cento) e nei due anni successivi (129,2 per cento nel 2020 e 128,2 nel 2021). Al contrario, in assenza della clausola IVA, nel biennio 2020-21, il rapporto debito/PIL riprenderebbe a salire sia pure leggermente.

La protesta dei sindacati dei pensionati

La giornata di oggi, 28 dicembre 2018, è stata scelta dai sindacati dei pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil per protestare contro il taglio della rivalutazione delle pensioni contenuto nella manovra economica, con presidi davanti alle prefetture in tutte le regioni. “Il governo usa i pensionati italiani come un bancomat. È una decisione scellerata e insopportabile perché ancora una volta si mettono le mani nelle tasche di chi ha lavorato duramente per una vita facendogli pagare il conto della manovra economica”, hanno dichiarato  i segretari generali Ivan Pedretti, Gigi Bonfanti e Romano Bellissima.

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