Nei giorni scorsi il carcere di Trento è stato teatro di una violenta rivolta. La scorsa settimana nella struttura detentiva trentina si è tolto la vita un detenuto tunisino di 32 anni, e gli altri detenuti hanno iniziato una rivolta, devastando le celle e appiccando un incendio, dando fuoco ai materassi ed ai cassonetti. La rivolta ha interessato circa 300 detenuti, che hanno distrutto il 60% delle celle e dei loro arredi.
Distrutte sono state anche le telecamere di sorveglianza, l’impianto elettrico ed idraulico, i caloriferi e diverse porte a vetri. I danni sono stati quantificati in diverse centinaia di migliaia di euro. Gli agenti di polizia penitenziaria sono subito intervenuti per cercare di sedare la rivolta, ed insieme ad essi si sono recati sul posto il Questore, il prefetto, e Maurizio Fugatti, il governatore della Provincia di Trento.
Le ultime news dal mondo delle carceri ad oggi: le dure parole di Donato Capece dopo la rivolta a Trento
Sedare la rivolta non è stato facile, e sei agenti di polizia penitenziaria sono stati ricoverati al pronto soccorso per le ferite riportate e per intossicazione provocata dalle fiamme dei materassi incendiati. A commentare il grave episodio è stato Donato Capece, il segretario generale del Sappe. “Purtroppo sono stati momenti di vera follia e altissima tensione, con il carcere devastato e un centinaio di detenuti in rivolta. Esprimo solidarietà e vicinanza al Personale di Polizia Penitenziaria di Trento, in particolare all’Agente ferito ed ai sei intossicati, che ancora una volta hanno risolto in maniera professionale ed impeccabile un gravissimo evento critico”.
Capece fa poi un appello al Ministero della Giustizia, cui chiede soluzioni concrete, in quanto “Ogni giorno”, spiega, “Nelle carceri italiani succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre. Quanto accaduto a Trento evidenzia come le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti. E rispetto all’ennesima emergenza legata al sovraffollamento, con oltre 60 mila detenuti presenti nelle carceri italiane, è solamente grazie ai poliziotti penitenziari, gli eroi silenziosi del quotidiano a cui va il ringraziamento del SAPPE per quello che fanno ogni giorno, se il numero delle tragedie in carcere è fortunatamente contenuto e se si riesce a contrastare le intemperanza e le violenze di una parte di popolazione detenuta aggressiva e violenta”.
Sono cominciati, intanto, i trasferimenti dei detenuti che hanno organizzato la rissa: si tratta di una cinquantina di reclusi, quasi tutti tunisini come il detenuto che la scorsa settimana si è tolto la vita.