Esodati e nona salvaguardia: l’intervista ed il punto di Luigi Metassi!

Ieri una delegazione del Comitato Esodati Licenziati e Cessati si è recata alla Camera dei Deputati, dove ha incontrato l’on. Claudio Durigon (Lega), Sottosegretario del Ministero del lavoro, con cui ha avuto uno scambio interessante sulla questione dell’emanazione di una nona salvaguardia, per la tutela dei seimila esodati esclusi dalle precedenti tutele. Di questo ed altro abbiamo discusso con Luigi Metassi, amministratore del Comitato Esodati Licenziati e Cessati, fondatore e curatore del blog Il volo della Fenice.

Capitolo esodati: l’intervista a Luigi Metassi amministratore del Comitato Esodati Licenziati e Cessati.

Gentilissimo Luigi, ieri una delegazione del Comitato Esodati Licenziati e Cessati si è recata alla Camera dei Deputati, dove ha incontrato l’on. Claudio Durigon (Lega), Sottosegretario del Ministero del lavoro. Si è discusso dei 6000 esodati esclusi dalle 8 salvaguardie, puntando la discussione sui numeri e sulle risorse necessarie per giungere all’emanazione di una nona salvaguardia, ed il sottosegretario Durigon ha confermato che i tecnici sono al lavoro per risolvere la situazione. Siete soddisfatti dell’esito di questo incontro?

Indubbiamente c’è soddisfazione nel constatare che intorno alla vicenda, non solo c’è attenzione ma ci sono soprattutto iniziative concrete in corso, da parte del Ministero del Lavoro, per adempiere ai necessari preliminari d’indagine propedeutici all’emanazione di un provvedimento legislativo.

Nonostante la concitazione della giornata, tutta dedicata ai lavori per l’approvazione del “Decreto Dignità”, oltre all’ On. Claudio Durigon (Lega), all’incontro erano presenti anche altri tecnici competenti, tra cui il Dott. Giovanni Capizzuto (M5S), responsabile della Segreteria Tecnica del Ministero dello Sviluppo (MISE), a conferma di un processo ormai in iter. A settembre, alla ripresa dei lavori e con le risultanze delle verifiche condotte sui dati forniti dagli enti competenti, potremo calendarizzare ulteriori incontri per entrare finalmente nel vivo della questione.

Metassi rilancia: “Bisogna risolvere la questione dei 6mila esodati con un decreto ministeriale urgente senza attendere la Legge di BIlancio”.

In un’intervista rilasciata ieri ad Erica Venditti del sito Pensionipertutti.it, Cesare Damiano, autorevole esponente del Pd e presidente della Commissione Lavoro alla Camera nella scorsa legislatura, ha ribadito l’intenzione di battersi “affinché il Partito Democratico chieda con forza, nella prossima Legge di Bilancio, di inserire la nona e definitiva salvaguardia”. Credo che sia un impegno ed un segnale importante per i seimila esodati rimasti esclusi dalle tutele, ormai esausti ed allo stremo delle forze. Non le pare?

Il Comitato apprezza senza dubbio l’impegno di Cesare Damiano ma dissente fortemente dall’idea di risolvere la questione in Legge di Bilancio. In primo luogo perché, con l’esperienza dello scorso anno, quando gli emendamenti presentati (e respinti) furono quasi una trentina, le probabilità di portare in porto la salvaguardia sarebbero poco di più che nulle.

In secondo luogo, perché c’è una reale urgenza di sanare situazioni borderline per le quali non è esagerato temere il possibile verificarsi atti di autolesionismo. Si pensi, per esempio, ai nuclei monoreddito che, da quasi sette anni, sono costretti ad inventarsi espedienti per ogni più piccola necessità, per sbarcare il lunario, per comprarsi medicine a volte indispensabili o per evitare lo sfratto. Questa gente, in mezzo alla quale ci sono anche persone che avrebbero addirittura già raggiunto e superato la decorrenza pensione, non può più attendere i tempi lunghi della Legge di Bilancio. A loro occorre un Decreto Ministeriale (o Interministeriale qualora ci fosse un problema di reperimento risorse) d’urgenza. Questo è perfettamente nelle facoltà del Governo, così come lo era in quelle del Governo precedente fino al giorno in cui si insediò l’attuale.

Nella lettera inviata giorni fa al Ministro del Lavoro i tre sindacati menzionano genericamente ad alcune urgenze. Pur comprendendo la necessità di mantenere circoscritto il tono della lettera agli aspetti strutturali della tematica previdenziale, il Comitato rileva con malcelata preoccupazione questo generico riferimento ad “altre urgenze”, col quale si rischia di porre sullo stesso piano criticità di ben diverso peso. Non si può porre sullo stesso piano chi, ancorché in piena legittimità, ambisce ad un regime previdenziale maggiormente equo con chi non ha più di che campare ormai da sette anni a causa di una legge che, dalla sera al mattino, lo ha privato di ogni reddito.

Intanto, la questione degli esodati continua a far discutere e spesso a creare confusione. Pochi giorni fa, sul blog Il volo della Fenice da lei curato, abbiamo letto di uno scambio di battute con l’onorevole del Pd Chiara Gribaudo. Nel post pubblicato su Facebook, l’onorevole Gribaudo si è detta preoccupata che il nuovo governo, con la sua riforma delle pensioni, possa creare nuovi esodati. Lei ha replicato che forse l’onorevole volesse alludere a nuovi disoccupati. Secondo lei, quale potrebbe essere il significato di un’affermazione così forte?

Il significato della affermazione mia o della On. Gribaudo? Da parte della On. Gribaudo voglio pensare che si sia trattato di una banale generalizzazione scaturita in un contesto, quello delle chat, poco favorevole alla riflessione. Sarebbe grave se chi ha avuto parte nella Commissione Lavoro per una intera legislatura non sapesse cogliere la differenza che corre tra un esodato e un disoccupato.

Per parte mia invece, si è trattato di una doverosa puntualizzazione, in un frangente in cui si sta lavorando alla nona salvaguardia e al reperimento delle risorse. Se dovesse passare il concetto che il disoccupato è un esodato, si dovrebbe lavorare ad una salvaguardia per due milioni di persone, il che significherebbe smontare fin da subito qualsiasi ipotesi di salvaguardia. In realtà le cose stanno diversamente.

Esodato è colui nei confronti del quale lo Stato, in conseguenza di un atto legislativo, ha disatteso il patto sinallagmatico che invece il lavoratore, nel momento in cui aveva lasciato il lavoro nelle more della Legge previdenziale, aveva interamente soddisfatto. Anche se il concetto di “patto sinallagmatico” è perfettamente contemplato dalla giurisprudenza, mi rendo conto che la pertinenza può apparire oscura ai più e allora mi spiego meglio. Si parla di patto sinallagmatico quando, ad un obbligo presente, assunto da un contraente, corrisponde l’assunzione di un corrispondente obbligo futuro della controparte.

Ad un impegno presente (versare i contributi nella quantità e periodicità pattuita a seconda che si tratti di contribuzione di vecchiaia o di anzianità) corrisponde quindi un obbligo futuro dello Stato a concedere la pensione, nei tempi e nei modi stabiliti, che si materializza nel momento stesso in cui il lavoratore abbia assolto al proprio impegno.

È quindi del tutto evidente che, nel momento in cui, nei confronti del lavoratore, le leggi vigenti consentano il licenziamento senza ulteriori conseguenze sulla decorrenza e l’entità del beneficio pensionistico, implicitamente o esplicitamente lo Stato considera assolto l’impegno da parte del lavoratore (che sarebbe comunque impossibilitato a recedere dalla decisione assunta) quindi si obbliga automaticamente ad adempiere per quanto di sua parte. Da tutto questo si evince come gli esodati siano un fenomeno strettamente connesso all’evento dell’approvazione della Legge 214/2011 (la cosiddetta “Legge Salva Italia”) piuttosto che alle conseguenze che nel tempo da essa ne sono derivate e ne deriveranno.

Alcune doverose precisazioni sulle vicende che hanno interessato gli esodati in questi anni.

Comunque, un dato che continua ad emergere ancora oggi, è che sulla vicenda degli esodati continua ad esserci confusione, nonostante la campagna di comunicazione ed informazione da voi portata avanti negli anni. Da cosa dipende secondo lei? In conclusione, quali sono le prossime mosse e le nuove iniziative che il Comitato Esodati Licenziati e Cessati intende promuovere a sostegno dell’approvazione di una nona, urgente ed improcrastinabile salvaguardia?

Le ragioni della confusione in materia sono sicuramente molteplici. Non è un mistero che trasversalmente a molti ambienti politici si sia sviluppata una campagna mediatica assai poco obiettiva sulla questione. Una campagna che ha trovato parte del suo humus nella girandola di numeri che è via via fiorita intorno alla vicenda. Si pensi solo ai numeri della platea: con estrema disinvoltura, dagli iniziali improbabili 50.000, si è presto passati a 65.000 per poi decollare a 392.000, ridiscendere a 172.000, per approdare infine agli attuali 145.000 documentati dall’ultimo report INPS dello scorso anno.

Una girandola di numeri che si è poi riflessa sugli stanziamenti per le salvaguardie che, una dopo l’altra, la maggior parte delle volte hanno finito col mettere a preventivo coperture mediamente doppie al reale fabbisogno. Con la Legge di Stabilità 2013 fu istituito il Fondo Esodati a copertura delle prime due salvaguardie. Nel contempo, la stessa Legge prevedeva che gli eventuali risparmi a consuntivo del fondo sarebbero andati a copertura di eventuali ulteriori provvedimenti di salvaguardia.

È palese che la prima conseguenza di preventivi fortemente sovrastimati sia il depauperamento delle riserve. Da qui la genesi delle salvaguardie “anno per anno” che ha finito con lo stancare non solo l’opinione pubblica ma sovente anche gli stessi soggetti politici chiamati a predisporre una salvaguardia dopo l’altra. Il problema esodati, in realtà, poteva trovare soluzione definitiva già nel 2013 ma ne mancò la volontà politica, come del resto è mancata fino ad ora.

Se, come ci pare di poter intendere, questo governo sta cogliendo l’opportunità di favorire il consenso sanando una questione annosa, che ha visto la nascita e lo scioglimento di ben tre governi, con un intervento urgente, finanziabile con circa la metà dei risparmi trasferiti dal Fondo Esodati al Fondo per l’Occupazione (FOSF) con la Legge di Stabilità 2018, un Decreto Ministeriale urgente nel mese di settembre, prima dell’inizio dei lavoro per la Legge di Stabilità 2019, è ampiamente nelle possibilità. A giorni le camere chiuderanno per la consueta pausa estiva ma nel Comitato si continuerà a lavorare in vista di settembre e degli incontri che si andranno a calendarizzare via via.

Ringraziamo Luigi Metassi per la cortese disponibilità.

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