Ancora da compiere l’autopsia e l’analisi dei tessuti per fare chiarezza sul giallo della morte di Imane Fadil, trentaquattrenne modella marocchina, testimone chiave nei processi Ruby che vedono tra gli imputati Silvio Berlusconi, deceduta dopo un mese di agonia. Nei prossimi giorni la risposta del laboratorio per accertare se è stata l’esposizione a sostanze radioattive a causarne la morte.
L’autopsia avrebbe potuto essere eseguita subito, sia il giorno della morte – quando è stato disposto il sequestro di tutta la documentazione clinica e della salma – sia il 6 marzo scorso, quando l’Humanitas ha ricevuto gli esiti tossicologici e li ha comunicati agli inquirenti. Secondo quanto risulta in cartella clinica a partire dal ricovero, dall’équipe medica sono stati eseguiti tutti gli accertamenti del caso.
Aveva chiesto di essere parte civile nel processo Ruby – Ter
Quando è arrivata all’Humanitas di Rozzano il 29 gennaio scorso, Imane aveva già una patologia grave al midollo osseo ed è stata ricoverata in terapia intensiva. I primi esami sulla giovane marocchina, che aveva chiesto di esser parte civile nel processo Ruby Ter, hanno escluso la presenza di tumori. I medici dell’Humanitas non hanno riscontrato tuttavia nel corpo della donna malattie autoimmuni che avrebbero potuto attaccare così gravemente il midollo e causare la morte della giovane il 1° marzo.
La procura di Milano indaga per omicidio volontario!
Secondo l’agenzia Adnkronos, “prima degli esami con ‘test tossicologico su metalli’ da cui è emersa la contaminazione, che avrebbero richiesto una decina di giorni e sono stati eseguiti in un laboratorio specializzato di Pavia, anche i primi test tossicologici su Imane erano risultati negativi”. In effetti l’autopsia e l’analisi dei tessuti potranno accertare se è stata l’esposizione a sostanze radioattive a causarne il decesso. Intanto, però, la procura di Milano indaga per omicidio volontario.