La Cina opprime il Tibet, ma nessuno lo dice!

L’occupazione cinese del Tibet va avanti dal 1950, ma di questo argomento si parla poco. Si tratta di una situazione di oggettiva censura: dal 2009 circa 160 monaci si sono dati fuoco, in una forma di suicidio rituale, per  far conoscere al mondo le violenze subite da parte dei cinesi, parlare della repressione sistematica in atto nei confronti della cultura, della lingua e dell’identità tibetana, mettere in evidenza la distruzione dell’ambiente naturale, gli arresti, le torture e le condanne a morte senza processo.

Tuttavia pochi ne parlano: non ci sono campagne in atto, rarissime sono le manifestazioni, le uniche sono quelle dei gruppi degli emigrati tibetani, che sono parte in causa e, d’altra parte, una delle pochissime fonti da cui provengono informazioni non ufficiali sul Paese. La politica della Cina consiste nel mantenere il controllo dell’area e l’assoluto riserbo sull’argomento. La pressione è fortissima e agisce a più livelli, mettendo a tacere denunce e risoluzioni, anche quelle portate avanti da parte dei maggiori organismi internazionali.

Il Dalai Lama ha rinunciato al potere temporale!

Il Dalai Lama, considerato da Pechino espressione di un sistema di credenze religiose “medievali” che bloccano lo sviluppo del Tibet, nel 2011 ha rinunciato a essere guida politica del popolo tibetano, affidandola all’avvocato Lobsang Sangay, ora Primo Ministro del Governo in esilio. In tal modo il governo cinese non potrà approfittare del vuoto di potere provocato dalla eventuale morte del Dalai Lama per imporre un proprio uomo al governo del Paese.

La pusillanimità dei governi occidentali!

Oltre a ciò il Dalai Lama ha rinunciato a un’ipotesi di Tibet indipendente, chiedendo per il suo Paese una forma di autonomia da Pechino all’interno dei confini cinesi. Ma nemmeno questa scelta ha trovato udienza presso i vertici cinesi. Pechino considera il Tibet un territorio suo e non ha alcuna intenzione di negoziare. L’occupazione del Tibet da parte di Pechino è più ferrea che mai. I governi occidentali, spaventati all’idea di irritare il loro potente partner commerciale, evitano di dare visibilità a una gravissima questione!

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