Attiva oggi 14 maggio 2019 a Roma la protesta dei precari degli enti di ricerca, all’interno di una mobilitazione partita mesi fa dal Cnr che si è poi estesa a tutti gli altri enti, mentre a a Modena si riuniscono in assemblea i precari dell’università, i cosiddetti “ricercatori determinati”, che dopo le iniziative dell’autunno scorso hanno ora ripreso la “campagna” in tutti gli atenei italiani. “Chiederemo che venga messo in campo ogni strumento possibile per portare a termine il percorso di stabilizzazione nei tempi previsti dal decreto legislativo 75/2017”, ha dichiarato la Flc Cgil, convocando la manifestazione di Roma.
“Occorre utilizzare tutti i fondi necessari per la stabilizzazione di tutti i precari aventi diritto”, ha aggiunto il sindacato, invitando il governo “ad aumentare significativamente gli investimenti per la ricerca, a partire dal finanziamento necessario per realizzare l’impegno assunto nell’intesa sottoscritta il 24 aprile con le organizzazioni sindacali sul completamento dei processi di stabilizzazione dei precari degli enti”. Il superamento del precariato, per la Flc, rappresenta la priorità “non più procrastinabile per la ricerca pubblica del nostro Paese, che deve essere finanziata con risorse adeguate”. Va quindi riconosciuto il diritto al lavoro “in difesa della dignità dei lavoratori del Cnr e di tutti gli altri enti”.
Mobilitazione dei “ricercatori determinati”.
Dopo le assemblee dell’autunno scorso, i precari dell’università tornano a farsi sentire negli atenei sempre sulla base della piattaforma rivendicativa “Stesso lavoro. Stessi diritti. Perché noi no?”. A sostenere la protesta sono, come sempre, Flc Cgil e Associazione dottorandi e dottori di ricerca (Adi), che hanno convocato l’assemblea di Modena per discutere “un sistema del reclutamento ordinato e ciclico” e una riforma del pre-ruolo necessaria “per dare certezza e stabilità agli organici di ricerca e docenza”. Altre assemblee sono previste lunedì 20 maggio a Firenze, martedì 21 a Pisa, mercoledì 22 a Torino e giovedì 23 a Padova.
Il tema del precariato dei ricercatori universitari è ancora tutto da affrontare. “Solo il 9,2 per cento dei precari universitari riesce a raggiungere il ruolo di professore a tempo indeterminato, tutti gli altri vengono espulsi dal sistema”, spiega la Flc Cgil, affermando che a questo punto “un intervento urgente è necessario, ma questo non può essere altro che un investimento su università e ricerca in linea con quello delle grandi democrazie europee”.
Ordinanza del Tar del Lazio
Una recente ordinanza del Tar del Lazio, che ha rimesso alla Corte di giustizia dell’Unione europea un ricorso intentato da un ricercatore, evidenzia l’ormai insostenibile abuso da parte degli atenei dei contratti a tempo determinato, che si somma alle diverse tipologie di contratti parasubordinati. In questo mese in Parlamento dovrebbe essere incardinata una proposta di legge su pre-ruolo unico, mentre in Commissione Istruzione si sta discutendo un piano di riarticolazione del reclutamento universitario.