Paolo Izzo: “Papa Bergoglio faccia ammenda per il rogo di Giordano Bruno!”

Chiesa, Paolo Izzo parla della figura di Giordano Bruno. Paolo Izzo, scrittore e militante del Partito Radicale, in una delle sue consuete “lettere eretiche” ai giornali ricorda la figura di Giordano Bruno, filosofo, scrittore e monaco cristiano italiano appartenente all’ordine domenicano vissuto nel XVI secolo, da cui successivamente si era distaccato. Giordano Bruno era “un libero pensatore” che fino all’ultimo si era rifiutato di abiurare i principi fondamentali delle sue teorie.

Il filosofo sosteneva che l’universo fosse infinito, dotato di “intelligenza”, pieno di sistemi solari e forse anche di altre forme di vita, e che non fosse stato creato da Dio, pur essendone una manifestazione diretta e immediata. Bruno negava anche l’immortalità dell’anima e abbracciava le teorie copernicane sul moto della Terra.

Dopo l’arresto avvenuto a Venezia il 23 maggio 1592 e il suo trasferimento nelle carceri romane dell’Inquisizione il 27 febbraio 1593, il 17 febbraio 1600 ricevette la condanna al rogo per eresia eseguita in piazza Campo dei Fiori.

Giordano Bruno: la lettera eretica di Paolo Izzo ai giornali!

Izzo, nella sua lettera eretica ai giornali, chiede alla Chiesa di fare un atto di ammenda per il sacrificio di Bruno, come per quello dei tanti eretici torturati ed uccisi dalla Chiesa, alle cui parole in tal modo si restituirebbe finalmente un valore di verità. «Anche quest’anno – sottolinea Izzo – è passato in sordina l’anniversario del rogo di Giordano Bruno, lo scienziato che predisse gli “infiniti mondi” che soltanto oggi la scienza scopre, il filosofo che preferì scommettere su un aldiquà di umanità umana contro un aldilà di astrattezza violenta e di dogmatica disumanità, l’uomo che con inconscia certezza spostò lo sguardo dall’alto dei cieli al “dentro” degli esseri umani, il religioso che rifiutò e bestemmiò, senza abiurare, quella Chiesa che gli bucò la lingua per farlo tacere e lo arse vivo in Campo de’ fiori il 17 febbraio 1600.

Oggi il Vaticano dovrebbe finalmente fare ammenda del sacrificio di Bruno, magari revocando la santità a quel cardinal Roberto Bellarmino che ne decretò l’orrenda fine. Possiamo forse chiederlo a cotanto papa, visto che appare un po’ diverso da quell’altro “santo” di Paolo IV che nel 1557, in piena Inquisizione romana, aveva detto: «Anche se mio padre fosse eretico, raccoglierei la legna per farlo bruciare sul rogo». Oggi, con un “mea culpa” di Bergoglio, non smetterebbero certo di riecheggiare le grida di tanti eretici e streghe torturati e uccisi da santa romana Chiesa, ma almeno si coglierebbe il loro tragico suono di verità», così Paolo Izzo, in una delle sue ultime “lettere eretiche” ai giornali.

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