Nel contratto di governo stilato dal Movimento Cinque Stelle e la Lega viene precisato che “è necessario riordinare il sistema del welfare prevedendo la separazione tra previdenza e assistenza”. La necessità di effettuare la separazione contabile tra la previdenza e l’assistenza è un argomento su cui si discute da tempo. Secondo il Quinto rapporto su “Il Bilancio del Sistema Previdenziale italiano – Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell’assistenza per l’anno 2016”, curato dal Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali, “nel biennio 2017/18 la spesa pensionistica al netto GIAS (sulla base dei preventivi di bilancio “assestati” e del DEF 2017 aggiornato) si dovrebbe attestare a circa 220 miliardi nel 2017 e 222 miliardi nel 2018.
La GIAS resta sui valori del 2016 mentre le entrate contributive sono previste in 198,4 miliardi per il 2017 e 200,7 miliardi per il 2018. Il saldo previdenziale al netto GIAS sarà dunque pari a 21,6 miliardi per il 2017 e poco meno per l’anno successivo. Secondo i dati del MEF (DEF 2017 aggiornato), nel medio periodo il rapporto spesa/Pil si ridurrà almeno fino al 2020”.
Da tenere sotto controllo, quindi, secondo il dossier, sarebbe la spesa assistenziale, che “rischia di andare fuori
controllo anche a causa della eccessiva competizione politica che la incrementa di anno in anno (si veda il recente aumento delle quattordicesime mensilità e l’introduzione del REI) senza peraltro armonizzare le norme di accesso e prevedere forme di controllo efficaci attraverso il casellario centrale dell’assistenza, mai partito, che potrebbe generare migliore allocazione delle risorse e risparmi”.
Secondo Alberto Brambilla, presidente del centro di ricerca Itinerari Previdenziali: “Da subito, occorre ridurre la spesa per assistenza, che cresce a un ritmo spaventoso e non sostenibile del 5,9% l’anno e il debito pubblico che, alla faccia della sbandierata austerità, in questi ultimi 5 anni è aumentato di 228 miliardi nonostante – grazie alla BCE – si siano risparmiati 49,5 miliardi di spesa per interessi sul debito”.
Riforma delle pensioni 2018: separazione tra previdenza ed assistenza.
Secondo uno studio dell’Osservatorio dei conti pubblici dell’Università Cattolica la separazione contabile della previdenza dall’assistenza, non diminuirebbe l’incidenza della pensioni sul PIL. “Separare i conti di previdenza e assistenza non coglie l’origine del problema: l’invecchiamento della popolazione alimenta proprio la spesa previdenziale, e quindi la questione non dipende da nessuna tendenza relativa a spese di natura genericamente assistenziale”, ha precisato Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio.
Come riportato da “Il Sole 24 ore”, per l’Osservatorio, lo scorporo delle spese assistenziali, in ogni caso, dovrebbe essere realizzato anche dagli altri Paesi dell’area Ocse. Qui puoi trovare le ultime news e novità su riforma pensioni.