Riforma pensioni: approvato il decreto con Quota 100 ed Opzione donna. Tutti i dettagli del provvedimento

Approvato il decreto legge contenente il Reddito di cittadinanza e Quota 100. Nel corso della conferenza stampa che ha seguito il Consiglio dei Ministri, il Vice Premier Luigi Di Maio ha dichiarato con Quota 100 verranno mandate in pensione in tre anni un milione di persone. “In sette mesi di Governo abbiamo trovato 12 miliardi di euro all’anno con cui finanziamo il Reddito di cittadinanza e finanziamo il superamento della Legge Fornero. Quindi le coperture c’erano”, ha sottolineato il leader pentastellato.

Oggi nasce un nuovo Welfare State in Italia, che aiuta le persone in difficoltà e che le mette al centro di una rivoluzione del mondo del lavoro: pensionando con Quota 100 e liberando posti di lavoro, formando per quei posti di lavoro e dando un reddito intanto a chi si forma per poter sfamare la propri famiglia”, ha dichiarato. L’aver attuato in sette mesi di Governo le misure cardine del programma di Governo, per Di Maio significa dare il segnale che anche gli altri interventi presenti nel contratto si potranno realizzare.

Il contenuto del decreto 

Il decreto approvato dal Consiglio dei Ministri prevede l’introduzione, a partire dal prossimo aprile, del Reddito e della Pensione di cittadinanza per i soggetti e i nuclei familiari in condizioni di particolare disagio economico e sociale, vale a dire di “misure mirate a una ridefinizione del modello di benessere collettivo, attraverso meccanismi in grado di garantire un livello minimo di sussistenza nonché, nel caso del reddito di cittadinanza, la promozione delle condizioni che rendono effettivo il diritto al lavoro e alla formazione” e di una ridefinizione dei requisiti minimi per l’accesso al pensionamento anticipato e di misure per incentivare l’assunzione di lavoratori giovani.

Quota 100: i dettagli

Il decreto introduce il diritto alla pensione anticipata, senza alcuna penalizzazione, al raggiungimento di un’età anagrafica di almeno 62 anni e di un’anzianità contributiva minima di 38 anni, la cosiddetta “pensione Quota 100”. Il ritiro dal lavoro sarà possibile, in prima applicazione, dal primo aprile 2019 per i lavoratori privati che abbiano raggiunto i requisiti indicati entro il 31 dicembre 2018 e dal primo agosto 2019 per i lavoratori pubblici che li abbiano maturati all’entrata in vigore del decreto. I dipendenti pubblici  dovranno dare un preavviso di sei mesi.

Inoltre, potranno andare in pensione dal prossimo primo settembre (inizio dell’anno scolastico) i lavoratori della scuola. La pensione con Quota 100 non è cumulabile con redditi da lavoro dipendente o autonomo,  è cumulabile solo con redditi da lavoro occasionali fino a 5.000 euro massimo annui. “Un milione di persone avranno questa possibilità, questa libertà di scelta e l’investimento complessivo sarà di 22 miliardi di euro”, ha precisato Salvini, nel descrivere il nuovo dispositivo previdenziale. Quota 100 è un punto di partenza, non un punto di arrivo”, ha sottolineato il Vice Premier, in quanto “l’obiettivo finale è Quota 41”.

Opzione donna

Per quanto riguarda in maniera specifica le lavoratrici, viene stabilita la  possibilità per le donne di andare in pensione a 58 anni se dipendenti e 59 se autonome, con almeno 35 anni di contributi al 31 dicembre 2018 mediante Opzione donna. “Le lavoratrici potranno andare in pensione con il rifinanziamento di Opzione donna”, ha puntualizzato Salvini.

Ape sociale 

È stata riconfermata, l’Ape sociale, per il periodo che va dal 1° gennaio al 31 dicembre 2019. “È un’indennità sostitutiva e vale fino al conseguimento dell’età anagrafica prevista per la pensione di vecchiaia. Occorrono 63 anni d’età per l’accesso alla misura ed un requisito contributivo a seconda dei casi di 30 o 36 anni, con un bonus di un anno per figlio per le lavoratrici”.

Altri interventi sulle pensioni

Il decreto prevede, inoltre: la possibilità di andare in pensione in anticipo con 42 anni e 10 mesi di contributi, se uomini, e con 41 anni e 10 mesi di contributi, se donne. Maturati i requisiti, i lavoratori e le lavoratrici percepiscono la pensione dopo tre mesi; la non applicazione degli adeguamenti alla speranza di vita per i lavoratori precoci, che potranno quindi andare in pensione con 41 anni di contributi. Anche in questo caso, il diritto al trattamento pensionistico decorre dopo tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti;

È prevista, inoltre, la facoltà di riscatto di periodi non coperti da contribuzione, con una detraibilità dell’onere del 50% in cinque quote annuali e la rateizzazione fino a 60 mesi, a condizione di non aver maturato alcuna contribuzione prima del 31 dicembre 1995 e di non essere titolari di pensione. È stato stabilito il riscatto agevolato del periodo di laurea entro i 45 anni e l’istituzione del “Fondo bilaterale per il ricambio generazionale”, che prevede la possibilità di andare in pensione tre anni prima di quota 100 purché si abbia una contemporanea assunzione a tempo indeterminato. 

Col il decreto approvato ieri sono state introdotte anche disposizioni in materia di pagamento del trattamento di fine servizio o di fine rapporto, che prevedono la corresponsione della relativa indennità sulla base di una specifica richiesta di finanziamento da parte degli aventi diritto, con la costituzione di uno specifico fondo di garanzia.

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