Riforma pensioni: le nuovi dettagli su Quota 100, oggi 19 gennaio 2019

Dopo il varo del Reddito di cittadinanza e Quota 100, misure chiave del programma di Governo di Lega e Movimento Cinque Stelle, è naturale interrogarsi sulle coperture finanziarie necessarie ai nuovi dispositivi ed è conseguente chiedersi cosa potrebbe accadere se i costi fossero stati sottostimati rispetto alle adesioni. Nel corso della conferenza stampa che ha seguito il Consiglio dei Ministri di giovedì, i Vice Premier Luigi di Maio e Matteo Salvini hanno precisato che Quota 100 non subirà alcuna interruzione nel triennio in cui è prevista la sua vigenza.

“Da Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali dico che Quota 100 oggi è un diritto degli italiani  e quando si acquisisce un diritto, per noi è inviolabile”, ha dichiarato Di Maio. “Quindi per quanto mi riguarda Quota 100 non può prevede marce indietro, semmai qualche marcia in avanti tra qualche anno, quando riusciremo a finanziare anche Quota 41″, ha aggiunto. “Per noi Quota 100 è uno strumento che dà un diritto agli italiani e, come avete visto in questa Legge di bilancio, gli unici diritti acquisiti che siamo andati a toccare sono stati quelli dei pensionati d’oro e di qualche banca ed assicurazione che credevano di avere un diritto nei confronti del Governo italiano, di avere agevolazioni fiscali rispetto a tante piccole e medie imprese che hanno una pressione fiscale maggiore della loro”, ha sottolineato il leader pentastellato.

“Essendo una possibilità di scelta abbiamo fatto delle stime, se ci saranno meno persone che usufruiranno di questa scelta per loro ragionamenti, rispetto al previsto, vorrà dire che i soldi che avanzeranno verranno reinvestiti nel taglio delle tasse. Se ci sarà un’adesione maggiore, quindi una possibilità ancora maggiore di entrare nel mondo del lavoro per tanti giovani, i soldi ci sono”, ha puntualizzato Salvini. “Posso garantirlo tranquillamente, non ci sarà neanche un avente diritto alla pensione che si vedrà negare tale diritto per motivi  economici.

Quota 100 non è il superamento della legge Fornero

Quota 100 non è assolutamente la fine della legge Fornero. È un sistema che serve a modificarla in modo temporaneo, lasciandone invariato l’impianto. Ci sembra più un’operazione di facciata che di sostanza”, ha dichiarato il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli, intervistato da “La Repubblica”.

Secondo il leader sindacale è improprio definire il nuovo strumento per le pensioni anticipate “Quota 100”. “Quota 100 non è Quota 100, perché ha il vincolo dei 38 anni di contributi”, ha chiarito Ghiselli, in quanto, “chi non li ha deve comunque aspettare la pensione di vecchiaia”. Ciò, per l’esponente sindacale “ha conseguenze sociali gravi, perché esclude dal provvedimento i lavoratori più deboli, che hanno meno contributi ed i giovani, che sono sempre più precari“. “Chi ha 38 anni di contributi oggi? Chi lavora nelle grandi aziende e i dipendenti del pubblico impiego. Non ce l’hanno invece intere categorie: gli edili, i dipendenti delle piccole aziende, chi lavora in agricoltura. E i ragazzi che cominciano oggi a lavorare”, ha osservato Ghiselli.

Quota  100 non è una vera e propria quota

Il leader dei Laburisti del Pd, Cesare Damiano, ha chiarito perché “Quota 100” non può definirsi una vera e propria quota nel corso di un’intervista a Radio Anch’io. “Quota 100 modello Salvini non è una quota perché le quote che noi avevamo inventato presupponevano che la somma tra l’età della persona ed i contributi versati fosse mobile, qui invece i 38 anni di contributi rimangono fissi, quindi Quota 100 vale esclusivamente per chi ha 62 anni d’età. Chi ha 63 anni d’età e raggiunge i 38 di contributi arriva a Quota 101, se li raggiunge a 64 fa Quota 102 e così via. È una quota impropria”, ha spiegato Damiano. “Io sono favorevole alle quote, ma l’avrei fatta in modo diverso”, ha sottolineato.

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