L’esecutivo gialloverde guidato dal premier Giuseppe Conte, dopo la pausa estiva, ritornerà al lavoro sulle diverse misure da introdurre nella prossima legge di bilancio che mirano al superamento della Legge Fornero. In primis si punta sull’introduzione della Quota 100.
Riforma pensioni: quota 100 in legge di bilancio e quota 41 o 42 rinviata al 2020.
Lo scenario al momento è pieno di incertezze e maggiori dettagli si avranno alla ripresa dei lavori parlamentari a settembre. Quello probabilmente appare evidente è che nella prossima legge di Bilancio verrà introdotta soltanto la quota 100 invece la quota 41 slitterà probabilmente nel 2020.
L’introduzione di Quota 100 potrebbe prevedere dei paletti, tra requisiti di età e contributi versati. Infatti, per beneficiare della quota 100 saranno richiesti almeno 64 anni di età e 36 anni di contributi. Ad esempio, un lavoratore che ha 62 anni, anche in presenza di 38 anni di contributi (quindi, di una somma pari a 100), non ha accesso alla pensione quota 100 perché non ha il requisito minimo di età.
Invece, l’altra misura Quota 41 o 42 permetterebbe di uscire dal mondo del lavoro con il solo requisito contributivo dei 41 o 42 anni e senza obbligo di raggiungimento di alcun requisito anagrafico.
Quota 100: gli effetti dimezzati nella scuola.
Come riportato su orizzontescuola, nel mondo della scuola si stimava che Quota 100 avrebbe consentito il pensionamento di circa 147mila persone, di cui circa 100mila docenti. Inoltre sul portale specializzato si legge: “ItaliaOggi ha effettuato una nuova stima di quanti docenti e ATA andrebbero in pensione con quota 100 con almeno 64 anni d’età. La cifra suddetta si abbassa notevolmente, ossia del 50%, per cui non più 147.000 unità ma circa 73.000”. Dunque, effettivamente, come ipotizzato da sindacati e da alcuni esponenti politici, il paletto a 64 anni di età potrebbe depotenziare di molto la Quota 100.