Riforma delle pensioni: cancellazione legge Fornero. La Legge Fornero sulle pensioni è nel mirino di diverse forze politiche in lizza per le prossime elezioni. Anna Giacobbe, deputato del Pd e membro della Commissione lavoro alla Camera ha sottolineato che “la legge Fornero, dal 2012 a oggi, è stata già cambiata, dove e come è stato possibile”. ù
“Lo sanno coloro che sono riusciti ad andare in pensione o hanno riconquistato la possibilità di farlo. Sono 250.000 lavoratori e lavoratrici. Poi ci sono quelli che hanno riavuto la pensione intera e non ridotta perché “precoci”, e coloro che non pagano più tanti soldi per mettere insieme contributi versati in gestioni diverse (ma quel cumulo oneroso non mettiamolo in conto alla Fornero, viene da prima)”, ha aggiunto.
La riforma delle pensioni e l’abrogazione delle legge Fornero nell’analisi di Anna Giacobbe.
Per Anna Giacobbe, chi vuole abrogare la Legge Fornero “nella migliore delle ipotesi non sa quello che dice, nella peggiore fa promesse elettorali che sanno di marchette che non potranno essere mantenute”. “La legge “Salva Italia”, chiamata così non a caso, salvò l’Italia da come l’aveva lasciata il centro destra guidato da Berlusconi e sostenuto dalla Lega. Rassicurò, come usava dire, i mercati finanziari e i “burocrati europei”. E per questo è così difficile dire che la si cambia. Ma cambiata l’abbiamo già. E cambiare ancora si può, senza mettere in discussione la tenuta del sistema previdenziale”, ha sottolineato.
Giacobbe ha elencato tutte le riforme che si sono susseguite negli ultimi anni che hanno portato a modificare la legge Fornero:”Si sono realizzati otto provvedimenti, che hanno riconsegnato a 153.000 lavoratori “esodati” la possibilità di andare in pensione con le vecchie regole; si è completata la sperimentazione di Opzione Donna, per altre 36.000 lavoratrici; con l’APE sociale, andranno in pensione, a partire dai 63 anni, circa 60.000 lavoratori delle 15 categorie delle attività gravose (ai quali si è anche bloccato l’innalzamento dell’età pensionabile), o che sono disoccupati o assistono familiari disabili gravi. I lavoratori precoci in quelle stesse condizioni particolari possono andare con 41 anni di contributi (anziché 42 e 10 mesi se uomini, o 43 e 3 mesi dal 2019)”.
Giacobbe ha sottolineato che:”L’Italia “salvata” allora, ma ancora con un po’ di problemi e vincoli, ha comunque riportato nel sistema previdenziale circa 20 miliardi di euro per fare queste cose. Non promesse. Risorse”. Ed ha aggiunto:”Attenzione: ci siamo occupati prima dei lavoratori più “anziani”, perché era più urgente risolvere il loro problema. Che ci sia stato un risultato lo dimostra il fatto che l’età media effettiva del pensionamento è oggi intorno ai 62 anni. Ma abbiamo lasciato nell’incertezza e con prospettive agre gli altri (e le altre). Dare risposte anche a loro deve essere l’obiettivo dei prossimi anni”.
Riforma delle pensioni: gli obiettivi per il 2018.
Secondo Anna Giacobbe la riforma delle pensioni per il 2018 deve partire dai progetti già iniziati, in quanto “una parte delle risorse già destinate con quei provvedimenti non sarà spesa (perché INPS e Ragioneria dello Stato sono sempre “prudenti” nel fare i conti, e qualche volta li sbagliano di grosso): prima cosa quindi, recuperarli tutti e usarli per fare andare in pensione altre persone”. “La possibilità di andare in pensione a 63 anni se disoccupati o con problemi sociali rilevanti deve diventare permanente (i 41 anni per i precoci lo sono già). Per come è concepita l’APE sociale, di spesa sociale si tratta, non previdenziale, con buona pace dell’Europa, che ci spiega sempre che la nostra è inferiore alla media”, ha chiarito l’esponente politico.
Poichè “i lavori non sono tutti uguali”, per Giacobbe, “ai lavori più gravosi deve essere riconosciuta la possibilità di andare in pensione prima: a quelli già individuati possono esserne aggiunti altri (questa prospettiva è già messa in conto e ci sarà un lavoro di approfondimento in quella direzione). Per questo servono risorse, che devono e possono essere trovate”. Infine, “il lavoro di cura, soprattutto per le donne, condiziona la vita lavorativa e quindi il destino pensionistico delle persone: deve essere considerato tra le ragioni per anticipare la pensione“, conclude l’onorevole. Qui puoi trovare le ultime news e novità su riforma pensioni.