Riforma pensioni e legge di bilancio: le contraddizioni di Quota 100

La legge di Bilancio 2019 è ancora ferma in Commissione bilancio al Senato, dove i lavori procedono con l’esame delle correzioni apportate dal Governo a seguito del confronto con l’Ue. Il deputato e responsabile della politica economica di Forza Italia, Renato Brunetta, ha così commentato la raggiunta intesa tra la Lega ed il M5S sulla manovra economica:“L’accordo last minute raggiunto stanotte tra Lega e Cinque Stelle sulle correzioni del testo della Legge di Bilancio ha l’aria di essere l’ennesimo imbroglio da parte di questo Governo di buoni a nulla ma capaci di tutto fatto ai danni degli italiani, dell’Europa e dei mercati. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha raggiunto un punto d’incontro con i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, nell’ultimo giorno utile concessogli dalla Commissione Europea per inviare a Bruxelles una manovra corretta, prima della decisione di mercoledì sulla apertura della procedura d’infrazione per debito eccessivo contro l’Italia.

L’accordo è stato raggiunto sull’abbassamento del rapporto deficit/Pil 2019 al 2,04%, dal 2,4% di ottobre, con delle coperture trovate “fra le pieghe del bilancio”. Quali siano esattamente queste coperture non è dato sapere. Stando alle versioni ufficiose riportate dalla stampa nazionale, alcuni risparmi arriverebbero dalla riduzione dello stanziamento dei fondi per il reddito di cittadinanza (probabilmente 2 miliardi) e per la quota 100 relative all’anno 2019, grazie alla posticipazione dell’entrata in vigore delle misure. Altre risorse dovrebbero poi arrivare dal taglio delle pensioni d’oro e dal blocco della rivalutazione degli assegni pensionistici. Altre ancora sono state annunciate grazie ad una non meglio specificata spending review e da entrate una tantum derivate dalla vendita di immobili pubblici. Relativamente a quest’ultima, ricordiamo che finora dalle dismissioni immobiliari annunciate dagli ultimi governi non si è ricavato nemmeno un euro”.

L’esame della Commissione europea

Secondo Brunetta: “Difficilmente la Commissione Europea potrà accettare una revisione della manovra così scadente e che non rispetta per nulla gli obiettivi di finanza pubblica assegnati all’Italia. Se anche la accettasse per non creare un nuovo fronte italiano, visti quelli delicati già aperti con Regno Unito e Francia, il problema si riproporrebbe infatti già a partire dal prossimo DEF, quando i dati aggiornati dell’economia verranno pubblicati, assieme alla dimostrazione che le ipotesi del Governo italiano, a quel punto accettate da Bruxelles, non sono veritiere. Difficile che la Commissione possa accettare una simile perdita di reputazione, che significherebbe rendere i trattati europei liberamente interpretabili dagli Stati membri. I mercati finanziari dubitano che la Commissione accetterà la manovra corretta, dal momento che la Borsa è in rosso e i rendimenti sui titoli di Stato hanno ricominciato a salire. Scopriremo nelle prossime ore se quello del Governo è soltanto l’ennesimo bluff”.

Quota 100 potrebbe portare delle diversità di trattamento tra pensionati

Il Governo non sembra intenzionato a retrocedere su quelli che vengono definiti come i capisaldi della manovra: Quota 100 ed il Reddito di cittadinanza. Una volta entrata in vigore la nuova misura per le pensioni anticipate potrebbero nascere delle disparità di trattamento tra lavoratori, secondo Natale Forlani, ex segretario confederale della Cisl, già direttore generale dell’Immigrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, il quale, via social ha affermato: “Insisto nella mia personale opinione: un accordo con le istituzioni della UE è comunque auspicabile per limitare i danni, ma non risolve alcuno dei problemi indotti dalla proposta di legge di stabilità. Posticipare di qualche mese l’avvio della Quota 100 per gli anticipi di pensionamento e per il reddito di cittadinanza, per la finalità di contenere di qualche decimale il deficit del 2019 cambia poco”.

In riferimento a Quota 100, Forlani ha precisato:” In buona sostanza il governo si propone di contenere la spesa ripristinando le cosiddette finestre di uscita, e cioè di posticipare il pensionamento effettivo rispetto alla sua maturazione , sulla base del requisito di anzianità contributiva già maturata, è cioè dando la precedenza a coloro che i 62 anni di età e i 38 di contributi versati li hanno già maturati. Questo scaglionamento dovrebbe avvenire nel corso dei prossimi tre anni, dato che la deroga alla età pensionabile prevista dalla legge Fornero sarebbe valida sino al 31 dicembre 2021, e fermo restando che nel frattempo resterebbe in vigore l’adeguamento automatico dell’età pensionabile sulla base delle aspettative di vita”.

“Pur trascurando gli effetti sull’equilibrio dei conti del sistema previdenziale, e di riflesso sul debito della pubblica amministrazione (si fa per dire.. perché saranno devastanti), la proposta rischia di produrre delle autentiche, e assurde, iniquità dei trattamenti tra i lavoratori anziani”, ha osservato. “Molti lavoratori che hanno già maturato o matureranno più dei 38 anni di versamento contributivo nei prossimi tre anni, e comunque prima del compimento dei 62 anni di età, si ritroveranno vincolati a raggiungere la soglia di 44 anni di versamento contributivo per accedere al pensionamento di vecchiaia anticipata. Quelli che raggiungeranno il requisito tra tre anni dovranno aspettarne altri 6 per accedere alla pensione (una sorta di Fornero 2 la vendetta). Il tutto dopo aver assistito all’andata in pensione di colleghi che hanno lavorato meno anni di loro“, ha chiarito Forlani.

“Così ci ritroveremo con una falsa riforma della Fornero : – che non avrà affatto affrontato il tema dei lavoratori penalizzati dalla Fornero. Infatti, come evidenziato, buona parte della platea dei lavoratori penalizzati ne verrà esclusa, mentre, diversamente, la gran parte dei beneficiari maturerà la pensione con requisiti inferiori a quelli in vigore prima della legge Fornero , i 41 anni per la pensione di anzianità; che peggiorerà gli equilibri previdenziali nel rapporto tra lavoratori contribuenti e pensionati con i costi che si rifletteranno inevitabilmente sui futuri pensionandi; che, di conseguenza, è destinata a creare tensioni tra i lavoratori nell’ambito delle ristrutturazioni aziendali che utilizzeranno le nuove misure di pensionamento per ridurre il personale”, ha puntualizzato.

Informazioni sull'autore