Un detenuto che stava scontando una pena di 5 anni ed 8 mesi nel penitenziario Opera di Milano per rapina è morto in carcere nonostante avesse un cancro terminale ai polmoni con metastasi alle ossa, e per questo avesse chiesto di trascorrere i suoi ultimi giorni di vita da uomo libero per poter spirare fuori dalla struttura penitenziaria. Il sì alla scarcerazione, purtroppo, è arrivato solo dopo il decesso.
L’avvocato del detenuto ha scritto una lettera al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, al capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Francesco Basentini, al presidente della Commissione Carceri del Comune di Milano, Anita Pirovano e ad altri, in cui ha denunciato l’assurda vicenda. Anzitutto chiede di verificare le cause del ritardo della diagnosi della malattia che lo ha portato alla morte, poi chiede di approfondire le eventuali violazioni dei diritti del detenuto.
Le ultime news dal mondo delle carceri: la triste vicenda del detenuto morto a causa di un cancro ai polmoni.
Già nel dicembre dello scorso anno, il detenuto aveva iniziato ad accusare dolore al polmone sinistro, tosse e difficoltà respiratorie. La radiografia che ha evidenziato la presenza di liquido nella cavità toracica ed il collasso del polmone è stata effettuata solo il 12 aprile. Dopo il referto, l’uomo è stato ricoverato per accertamenti al Fatebenefratelli, dove è arrivata la diagnosi: erano presenti cellule tumorali maligne. Si era resa quindi necessaria una tac, ed in attesa di effettuare questo esame, il detenuto è rientrato in carcere. L’esame è stato effettuato solo a fine maggio, quando ormai c’era poco da fare, e l’avvocato dell’uomo ha presentato alla Corte d’Appello un’ istanza per valutare la compatibilità delle sue condizioni di salute con la detenzione. Per poter decidere sulla questione, i giudici avevano bisogno delle relazioni sulla salute del detenuto inviate dal carcere che lo ospitava, ma queste sono state inviate con estremo ritardo.
Le condizioni dell’uomo, intanto, continuavano a peggiorare: le metastasi alle ossa impedivano al detenuto di camminare , i dolori erano atroci ed è stato necessario anche un drenaggio al polmone. A questo punto l’avvocato ha nuovamente chiesto la scarcerazione, ma per mancanza di documentazione questa non è stata accordata. Dopo la metà di luglio, l’uomo è stato portato nel reparto di rianimazione. L’avvocato ha provato in tutti modi a battersi per farlo morire da uomo libero, ma il parere positivo del Pg è arrivato solo dopo la morte.