“Pensioni: adesso risposte concrete” è il titolo dell’iniziativa della Cgil che si terrà martedì 10 luglio 2018 Roma, presso il Centro Congressi in Via dei Frentani 4. I lavori cominceranno alle ore 10.00 con la relazione del segretario confederale, Roberto Ghiselli.
Le conclusioni, in programma alle 13.00, saranno affidate al segretario generale, Susanna Camusso. All’iniziativa, dove parteciperanno delegati e quadri della Cgil, sono stati invitati, oltre a Cisl e Uil, i presidenti, gli Uffici di presidenza e i capigruppo delle commissioni Lavoro di Camera e Senato.
“In una fase così delicata – sostiene la Cgil – il tema della previdenza assume una rilevanza particolare. Per questo motivo, anche in questa fase chiediamo ai nostri interlocutori di affrontare il tema di una vera riforma previdenziale, che superi strutturalmente l’impianto complessivo della legge Fornero”.
Riforma delle pensioni: i temi principali da affrontare nel corso della prossima legislatura.
Nella locandina diffusa dalla Cgil a corredo di tale iniziativa, si leggono quelle che sono le priorità e gli obiettivi da realizzare nella prossima legislatura. “La Cgil, in coerenza con le iniziative sindacali avviate nella precedente legislatura, chiede al governo ed al parlamento delle risposte concrete sul tema delle pensioni, nella direzione indicata dalla piattaforma sindacale unitaria, discussa e sostenuta dai lavoratori e dei pensionati, con una mobilitazione a cui va data continuità“.
Vogliamo una vera riforma previdenziale, che superi strutturalmente l’impianto complessivo della legge Fornero, i cui punti per noi più significativi sono:
Ampliare la flessibilità in uscita per consentire una maggiore libertà ai lavoratori nell’accesso al pensionamento, con la possibilità di uscita a 62 anni, anche con un sistema di quote, e con i 41 anni di contributi senza vincoli.
Rimuovere nel sistema contributivo i vincoli del 2,8 e dell’1,5 volte l’assegno sociale, che penalizzano i bassi salari e le carriere discontinue”.
Pensione di garanzia per i giovani, eliminazione delle disparità di genere, lavoro gravosi, rivalutazione pensioni, separazione della previdenza dall’assistenza.
Ed ancora di fondamentale importanza nella prossima legislatura: “Introdurre una pensione contributiva di garanzia per permettere ai giovani e a coloro che hanno rapporti di lavoro discontinui, con basso reddito o con bassa contribuzione, di poter raggiungere una pensione dignitosa.
Superare la disparità di genere che penalizza le donne, valorizzare il lavoro di cura, prorogare opzione donna.
Superare l’attuale meccanismo di adeguamento dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, per quanto concerne il diritto alla pensione il calcolo dei coefficienti di trasformazione, tenendo conto anche delle diversità dei lavori.
Riconoscere, in maniera più estesa ed efficace, la diversa gravosità dei lavori.
Separare la spesa previdenziale da quella assistenziale anche ai fini di una corretta valutazione e comparazione dell’incidenza della spesa pensionistica a livello comunitario ed internazionale.
Rafforzare la previdenza complementare e rilanciare le adesioni, anche garantendo l’effettiva libertà di scelta ai lavoratori.
Tutelare il potere di acquisto delle pensioni in essere”.
I risultati raggiunti nella scorsa legislatura grazie alla piattaforma di intesa tra governo e sindacati.
Spiega la Cgil nel manifesto dell’iniziativa: “Grazie all’iniziativa sindacale dei lavoratori e dei pensionati, in questi anni sono state introdotte alcune prime parziale modifica della legge Monti-Fornero con interventi a sostegno di alcune categorie di persone maggiormente coinvolta in situazioni di disagio e di bisogno.
Ricordiamo alcuni primi risultati raggiunti, come le salvaguardie per superare il pasticcio determinato a danno dei lavoratori esodati (problema ancora non completamente risolto), e i temi trattati in particolare nella fase uno di confronto con il governo (prevista dal verbale di sintesi del 28.09.2016), come la pensione anticipata per i lavoratori precoci, l’ape sociale, il cumulo contributivo gratuito, la semplificazione della normativa per i lavori usuranti, l’eliminazione delle penalizzazioni perché chi ha i requisiti per l’accesso alla pensione anticipata prima dei 62 anni di età, l’esonero dall’innalzamento dei requisiti pensionistici nel 2019 per i lavoratori gravosi e la parificazione fiscale nella previdenza complementare tra lavoratori pubblici e privati. Inoltre, per i pensionati, l’estensione della quattordicesima e l’aumento della soglia di esenzione fiscale a 8.125 euro.
Purtroppo, nella fase due del confronto conclusa lo scorso novembre, il governo non ha portato proposte coerenti con gli impegni che si era assunto sottoscrivendo il verbale del 28.09.2016, e la Cgil, dopo aver espresso un giudizio di insufficienza su quelle proposte, ha promosso le manifestazioni del 2 dicembre 2017″.
Dare continuità all’iniziativa sindacale nei confronti del nuovo governo.
Rimarca la Cgil: “È ora importante dare continuità all’iniziativa sindacale, in particolare nei confronti del nuovo governo e del nuovo parlamento, in coerenza con la piattaforma unitaria che anche in questa fase rimane per noi la base del confronto.
Le proposte contenute nel contratto del nuovo governo non rispondono a questa sfida. Si è passati dall’idea di cancellare la legge Fornero, avanzata in campagna elettorale, proposte parziali generiche, che poco hanno a che vedere con una modifica profonda del sistema previdenziale.
Nel contratto si parla in particolare del ripristino del sistema delle quote e dei 41 anni di contributi per poter accedere alla pensione, temi importanti contenuti anche nella piattaforma sindacale ma, pur mancando ancora una proposta formale e dettagliata del governo, le ipotesi che stanno comunque emergendo sono del tutto inadeguate e, in certi casi, dannose per alcune fasce di lavoratori”.
Le criticità dell’introduzione di Quota 100 e dell’abolizione dell’Ape sociale.
Spiega la Cgil alcune delle criticità delle proposte avanzate dal nuovo esecutivo sul capitolo pensioni: “La proposta di quota 100 prevederebbe i vincoli di almeno 64 anni di età 36 di contribuzione, con un massimo di due o tre anni di contribuzione figurativa (penalizzante per chi ad esempio ha avuto periodi di cassa integrazione, disoccupazione o malattia), ed inoltre presuppone il calcolo contributivo che determinerebbe un importo molto più basso della pensione.
Inoltre, se non dovesse essere prorogata l’ape sociale (strumento sulla cui gestione permangono alcune criticità), potremmo trovarci con disoccupati, invalidi, lavoratori gravosi o che assistono persone non autosufficienti che non potranno più accedere al pensionamento anticipato con 63 anni, con un posticipo della pensione che può arrivare fino a quattro anni.
Anche nel caso dei 41 anni di contributi (o come sembra 41 anni e cinque mesi), si prospetta l’ipotesi di calcolo contributivo, che determinerebbe una forte penalizzazione. Inoltre, il paletto relativo al massimo di 2 o 3 anni di contribuzione figurativa, anche in questo caso ridimensionerebbe di molto la platea dei potenziali beneficiari.
Con il paradosso che, se venisse abrogata la norma del 41 per i cosiddetti “precoci”, vi sarebbe il rischio concreto che lavoratori tutelati da questa norma (disoccupati, invalidi, lavoratori che prestano lavoro di cura o gravosi) dovranno attendere molto per andare in pensione, in certi casi anche fino a 10 anni.
Inoltre, nel contratto di governo non si fa accenno ad una soluzione strutturale per riconoscere il lavoro di cura delle donne, l’ampliamento dei lavori gravosi, il sostegno alla previdenza complementare”.
La Cgil rilancia: ” È necessario che il governo riapra il confronto con il sindacato”
In conclusione, si ribadisce la Cgil: “È quindi necessario che il governo riapra il confronto con il sindacato per affrontare i punti indicati nella piattaforma unitaria, per definire un nuovo sistema previdenziale sostenibile socialmente, che sappia tenere insieme tutte le generazioni, essere equo e incardinato sul pilastro pubblico”.