Riforma pensioni: continua il confronto tra Governo e sindacati

È iniziato ieri, 3 febbraio 2020, con tavolo tecnico sulle pensioni contributive di garanzia,  il percorso di confronto tra Governo e sindacati per la riforma  del sistema previdenziale ed il superamento della legge Fornero. Venerdì 7 febbraio si terrà un nuovo incontro di carattere tecnico con l’approfondimento sulle pensioni in essere e le condizioni dei pensionati

“Abbiamo stabilito un metodo di lavoro che ci porterà a marzo a una prima verifica sull’andamento del confronto. Intanto, abbiamo posto una questione di metodo”, ha dichiarato il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo. “Io continuo a insistere sulla necessità di avere dal Governo testi scritti. Peraltro, per modificare la legge Fornero e per avere un sistema pensionistico più flessibile, servono risorse adeguate e noi ci batteremo per ottenerle”, ha precisato il leader sindacale.

La posizione della Cisl

“Sulla previdenza e sulle pensioni bisogna smettere di fare cassa sulla pelle di pensionate e pensionati e continuare a schiacciare con regole penalizzanti la generazione di chi si trova oggi intorno ai 60 anni. E’ necessario aprire una nuova stagione di riforma della previdenza che abbia come punti di riferimento l’equità del sistema, anche tra le generazioni e la stabilità delle regole almeno per un decennio, per poter dare certezze ai lavoratori”, ha dichiarato il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga.

La Cia chiede un confronto

In tema di riforma delle pensioni il  presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino ha scritto una lettera al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed al Ministro del lavoro, Nunzia Catalfo, per chiedere di allargare anche ai lavoratori autonomi il tavolo governo-sindacati sulla riforma del sistema previdenziale italiano. “Dal confronto appena aperto sulla revisione del sistema pensionistico è stata esclusa la categoria dei lavoratori autonomi. Ma si tratta di una platea di 4,3 milioni di persone, di cui 452.450 agricoltori, le cui problematiche rischiano di essere ignorate”, ha osservato il presidente Cia.

“Dopo una vita in campagna, le pensioni degli agricoltori italiani non sono affatto dignitose, con assegni in media di 400 euro mensili, ovvero ben al di sotto di quanto previsto dall’Ue con la Carta sociale europea (40% del reddito medio nazionale, cioè almeno 650 euro)”, ha segnalato la Cia.

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