In attesa di poter visionare la versione definitiva del decreto che contiene la misura di Quota 100, il Reddito di cittadinanza ed altri interventi di natura previdenziale, rimangono le perplessità sulle risorse destinate agli interventi. “Aspettiamo la versione definitiva, corredata dai conti, bollinata”, ha affermato Anna Giacobbe, funzionario dello SPI Cgil della Liguria e componente della Assemblea Nazionale del Partito Democratico.
“Più cose buone ci saranno per le pensioni, meglio sarà. Tutto quello che hanno scritto lì sarà fatto davvero? È quello che serve? Cosa si potrà o non si potrà fare, concretamente, con i denari previsti dal governo nella legge di bilancio, lasciamolo dire a loro, quando avranno avuto l’avallo delle autorità che, ci piaccia o no, fanno i conti e vedono se i conti quadrano. Se ci sarà da scegliere tra una categoria di lavoratori e un’altra, lo dica chi deve. E poi tutti quanti faremo le nostre valutazioni. Pare che, già così, nel capitolo pensioni ci sia poco poco di quello che servirebbe per dare valore al lavoro di cura, soprattutto delle donne, e nulla per chi ora è giovane”, ha precisato Giacobbe.
I sindacati chiedono un confronto sul decreto pensioni
Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil, è tornato a parlare delle pensioni e Quota 100 in un’intervista a RadioArticolo1. “Abbiamo chiesto unitariamente con Cisl e Uil che il governo si confronti con le parti sociali, per evitare carenze, lacune e imprecisioni, dando la possibilità di qualche chiarimento. Purtroppo, tale richiesta è andata inevasa ed è rimasta una grossa distanza fra le nostre posizioni e quelle dell’esecutivo”, ha dichiarato Ghiselli.
“Chiariamo subito che non si parla più di riforma della legge Fornero, ma semplicemente di una piccola modifica dell’età di pensionamento per alcuni. La platea virtuale sarebbe sotto le 400 mila persone; in realtà, saranno molti di meno, a causa della serie di paletti che sono stati inseriti nel decreto. Insomma, la riforma rimane tale e quale anche se non per tutti, e in ogni caso il decreto ha una valenza temporale limitata a tre anni”, ha sottolineato il leader sindacale.
Nessuna risposta dal decreto per le donne, i lavoratori precari e chi svolge lavori gravosi
Nell’analisi di Ghiselli :“Nel decreto poi non si dà alcuna risposta alle esigenze più specifiche, come quelle che concernono i lavori più gravosi, il riconoscimento del lavoro di cura delle donne, i lavori discontinui, temi che sono del tutto ignorati”. “E, in realtà, non è sufficiente neanche arrivare a Quota 100, ma in molti casi a 101, 102, 103, 104, se consideriamo le finestre di uscita di tre mesi per i lavoratori privati e di sei per i dipendenti pubblici. Questi ultimi costituiscono circa il 40% dei possibili beneficiari della nuova norma, però nella legge di Bilancio è stato approvato il blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione fino a novembre: una grossa contraddizione. Non solo. Sempre i pubblici che vanno in pensione con quota 100, dovranno aspettare fino a sei anni per poter avere il trattamento di fine rapporto”, ha aggiunto l’esponente sindacale
La mobilitazione sindacale
Ghiselli ha ricordato la grande manifestazione sindacale che si terrà a fine mese. “Passeremo ora alla mobilitazione, con una grande iniziativa di massa per dire all’esecutivo di cambiare rotta al più presto. Sarà un segnale preciso che credo faccia bene anche all’Italia, per passare dalla fase degli slogan e della demagogia ai bisogni del Paese e soprattutto agli interessi del mondo del lavoro e dei giovani disoccupati. Faremo sentire la nostra voce e ci auguriamo che qualcuno sia in grado di recepirla”, ha affermato il segretario confederale della Cgil.
“A fine mese confermo che faremo una grande manifestazione nazionale. Per provare a scuotere il governo. Per sperare ancora in uno scatto di responsabilità. Conte è ancora in tempo per rivedere le priorità. Lo faccia, lo deve al Paese. Cambi linea”, ha sottolineato Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl. in un’ intervista al quotidiano “Avvenire”.
“Il Paese non può tornare indietro sulla crescita. E invece questo sta succedendo: siamo passati dalla crescita all’1,5 all’uno. Ma senza investimenti e con le grandi opere paralizzate quella percentuale andrà ancora rivista al ribasso”, ha aggiunto il leader della Cisl. “Il governo pare navighi a vista. Non ha una visione lunga del Paese. Una visione in prospettiva. Forse nemmeno vuole averla. La politica da troppo tempo guarda solo al risultato del giorno dopo perché il tema è dare immediata soddisfazione a ipotetici elettori. Ma chi governa ha il dovere di guardare al futuro delle nuove generazioni, a chi verrà dopo”, ha sottolineato Furlan.
Secondo la sindacalista Quota cento ed Opzione donna sono una possibilità che si dà ai lavoratori. “Ma è troppo poco. Mancano aspetti molto importanti come il trattamento di garanzia per i giovani, l’Ape sociale da rendere strutturale e la copertura del lavoro di cura“, ha precisato.