Riforma pensioni, ipotesi di flessibilità in uscita: Quota 100 non strutturale e Ape Social rafforzata

Cesare Damiano, esponente del PD, in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, rivolgendosi a Giuseppe Conte, incaricato della formazione del nuovo esecutivo, ha manifestato gli intendimenti del Pd sul fronte della riforma previdenziale, in particolare la posizione relativa alla misura Quota 100. Il partito democratico si mostra favorevole a rafforzare le forme di flessibilità in uscita nell’ambito del sistema pensionistico, senza però che questo significhi rendere strutturale quota 100. Per quanto riguarda il programma del nuovo esecutivo Damiano crede che sul fronte pensionistico ci sia da fare di meglio “non di tornare alla legge Fornero…ma Quota 100 sarebbe preferibile chiamarla ‘Finestra 100’, perché il numero dei contributi richiesti per potervi accedere, cioè 38 anni, è fisso: a mio avviso, dovrebbe essere portata alla sua naturale scadenza. Non si tratta di una misura strutturale, perché dura solo 3 anni, ed è riservata a una platea di lavoratori ben individuata anagraficamente“.

Obiettivi e priorità del nuovo esecutivo sul fronte riforma pensioni!

Per Damiano sul fronte riforma pensioni i punti principali e gli obiettivi da realizzare sono i seguenti: “Occorre un intervento di messa a punto: 1) concludere la sperimentazione triennale di Quota 100; 2) far diventare strutturale l’APE sociale e renderla accessibile a chi fa lavori pesanti e discontinui (edilizia); 3) rivedere il meccanismo di indicizzazione voluto dal Governo gialloverde; affrontare il tema di Quota 41 e quello degli #esodati”. “Il Pd è sempre stato favorevole alla flessibilità del sistema pensionistico: non a caso le Quote, quelle vere, le ha inventate il Governo Prodi”.

Le categorie penalizzate da Quota 100.

In un’intervista rilasciata a Formiche.net Damiano ha ribadito che non occorre assolutamente “abolire Quota 100. Meglio mandarla a scadenza e poi sostituirla con una versione rafforzata dell’Ape Sociale“. Secondo l’esponente del Pd “la riforma del governo gialloverde ha mostrato alcuni limiti, primo tra tutti il mancato effetto sostituzione. Avrebbe dovuto favorire almeno un’assunzione per ogni pensionato. Premessa fasulla, nel privato non è successo e nel pubblico è ancora tutto in alto mare senza contare che restano fuori dalla riforma categorie che andrebbero tutelate come le donne, che hanno di solito meno anni di contribuzione, o chi e’ stato licenziato a 58/60 anni”.

Concludere la sperimentazione di Quota 100 e rendere strutturale l’Ape Sociale.

Portare quindi quota 100 a naturale scadenza, magari con alcuni correttivi perchè Quota 100 ha in qualche modo aiutato a correggere alcune storture della legge Fornero, e poi rendere strutturale l’Ape Sociale, allargandola “a chi svolge lavori faticosi e discontinui, come gli edili. Senza dimenticare gli ultimi esodati“. Per quanto riguarda l’età pensionabile bisogna stabilire che da 63 anni si può andare in pensione. Si tratta, quindi, di “introdurre un principio di flessibilità e avvantaggiare chi svolge mansioni pesanti“.

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