Riforma pensioni 2018, novità su età pensionabile, legge Fornero e spesa pensionistica

Riforma delle pensioni 2018: l’abrogazione della legge Fornero. Con l’entrata nel vivo della campagna elettorale, continua il dibattito sulla legge Fornero. Mentre la Lega di Matteo Salvini punta alla sua abolizione, tout court e senza compromessi, l’alleato di centrodestra, Silvio Berlusconi, utilizza toni più morbidi, affermando che anticipare l’accesso alla pensione prima dei 67 anni, soglia che verrà raggiunta nel 2019, sarebbe possibile “solo in alcuni casi, individuati con equità e per un periodo di tempo limitato”. Carlo Cottarelli, presidente dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’all’Università Cattolica di Milano, in una intervista all’Ansa ha affermato che l’abolizione della Legge Fornero sulle pensioni costerebbe “in termini cumulati 20 punti percentuali di Pil e non risolverebbe gli automatismi sull’età della pensione, che resterebbero comunque agganciati all’aspettativa di vita per effetto di altre riforme precedenti.

Guido Ascari, docente di Economia all’università di Oxford, ha aggiunto che più si va in pensione anticipatamente, “più basso sarà il tasso di sostituzione“, ossia il rapporto tra la pensione e l’ultimo stipendio incassato. “Per questo è logico che l’età sia agganciata all’aspettativa di vita: si vuole garantire il più possibile una pensione adeguata“, ha sottolineato.

Il Movimento cinque stelle, tra i vari punti presenti nel programma di governo, sul tema della riforma delle pensioni propone “una certa flessibilità in uscita intorno a quota 100, la quota 41 per lavoratori precoci, Opzione donna e la staffetta generazionale”. Gli elementi centrali del pacchetto pensioni per i pentastellati costerebbero 7,5-8 miliardi annui, ai quali si aggiungerebbero 3 miliardi annui per il blocco graduale dell’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita. “Le promesse elettorali fatte dagli altri partiti costano 200 miliardi per il centrodestra, M5s 120 miliardi. Duecento miliardi non si trovano, chi dice il contrario vi prende in giro“, ha ribattuto Matteo Renzi, segretario del Pd, a Domenica Live.

Pensioni 2018: riforme e spesa pensionistica.

Il presidente di Federmanager, Stefano Cuzzilla, ha illustrato la posizione dei manager italiani sulla riforma delle pensioni in vista delle prossime elezioni, su “le formiche.net”. Per Cuzzilla, le priorità dell’agenda del prossimo governo non possono che essere quelle “del lavoro, della riforma fiscale, della separazione dell’assistenza dalla previdenza nonché quella del rilancio della previdenza complementare“. La separazione dell’assistenza dalla previdenza, in particolare, diventa quanto mai importante, per il presidente di Federmanager, in quanto “la spesa pensionistica italiana pura, cioè quella che si ottiene eliminando la spesa per prestazioni tipicamente assistenziali (come quelle Gias) e le imposte sulle pensioni (che sono una partita di giro per lo Stato) si attesta intorno all’11% del Pil, un dato che dimostra l’equilibrio tra entrate per contributi e uscite per prestazioni puramente pensionistiche, assolutamente in linea con gli altri paesi europei“.

“A tale proposito, infatti, non viene mai fatto alcun riferimento al dato relativo agli oltre 8 milioni di pensionati (oltre il 50% del totale) che sono a carico, in tutto o in parte, della collettività non avendo versato contributi sufficienti a costituire una pensione.”, ha osservato Cuzzila. “Nessuno, poi, evidenzia che sono oltre 100 i miliardi che, dalla fiscalità generale, sono destinati esclusivamente alla spesa assistenziale erogata dall’Inps, la quale, peraltro, cresce al ritmo del 6% l’anno”, ha aggiunto.

Cuzzilla ha sottolineato:” Sino ad oggi nessuno dei governi che hanno guidato il nostro Paese ha seriamente e concretamente affrontato il vero problema dell’Italia cioè l’evasione fiscale e contributiva: su 16 milioni di pensionati 4 milioni sono assistiti totalmente dalla fiscalità generale e altri 4 milioni in gran parte“.

Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali ha anticipato sul Corriere della Sera qualche dato del Quinto Rapporto sul bilancio del sistema previdenziale italiano a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, che sarà presentato alla Camera dei deputati il prossimo 21 febbraio. Secondo quanto rivelato in tema di pensioni, il numero dei pensionati si è ridotto di 114.869 unità toccando nel 2016 quota 16.064.508, il dato più basso dal 1997 . Pertanto, il rapporto tra attivi e pensionati è arrivato a 1,417, “non un dato eclatante, ma il migliore dal 1997”. “Con un rapporto di 1,5 attivi per pensionato non siamo sulla luna, ma cominciamo ad avere un sistema più sostenibile”, ha affermato Brambilla. Inoltre la spesa pensionistica pura è aumentata del solo 0,20% tra il 2015 e il 2016, segnando nel triennio un incremento annuale dello 0,57%, tra i più bassi di sempre. Qui puoi trovare le ultime news e novità su riforma pensioni.

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