Riforma pensioni: quali soluzioni per le donne?

Il tema della disuguaglianza di genere nel mondo del lavoro e nel sistema previdenziale è stato oggetto di uno studio curato dall’Ufficio Previdenza della Cgil Nazionale e dall’Inca. “Stiamo affrontando il tema della diseguaglianza di genere nel sistema previdenziale perché il nostro sistema previdenziale è ingiusto per tante ragioni, in quanto non è pensato sul fatto che il lavoro delle donne ha caratteristiche differenti”, ha dichiarato  Susanna Camusso responsabile delle politiche di genere della Cgil, a margine della presentazione del dossier.

“Le donne, infatti, pagano il prezzo di un mercato del lavoro che le vede relegate nei lavori più poveri e ad un orario più ridotto. Tutto ciò ha delle conseguenze  sul sistema previdenziale, soprattutto in un sistema che non legge più che la vita delle donne è caratterizzata non solo dal lavoro, ma anche da tutto il lavoro domestico, di cura, cioè tutto ciò che poi sostiene quella fondamentale struttura sociale che sono le famiglie in ogni loro forma e di relazione”.

Gnecchi: “Bisogna intervenire sull’età della pensione di vecchiaia”

Maria Luisa Gnecchi, responsabile welfare del Pd e componente della segreteria, nel suo intervento all’iniziativa della Cgil ha sottolineato che, dati alla mano, “le donne sono in credito in tutti i settori della società, ma soprattutto nel sistema previdenziale”. Il tema cruciale su cui intervenire per Gnecchi è quello delle pensioni di vecchiaia. “Si sarebbe dovuti intervenire per unificare la pensione di vecchiaia quando l’ indagine dell’Istat sui tempi della vita quotidiana, lavoro conciliazione e parità di genere e benessere soggettivo, avesse dato la dimostrazione dell’uso del tempo identico tra le donne e gli uomini. Invece dal 2002 al 2014 gli uomini hanno aumentato il proprio contributo all’attività domestica di dieci minuti al giorno: sono passati da 33 minuti al giorno a 43 in 12 anni. Le  donne investono, invece un’ora e 56 minuti”, ha puntualizzato l’esponente del Pd.

Pensioni e lavoro, soluzioni per le donne: il punto di Orietta Armiliato

“Dopo tutto ciò che è stato segnalato durante le Audizioni delle OO.SS in V Bilancio (a Camere congiunte) sulla condizione lavorativa e quindi previdenziale delle Donne, dopo quanto espresso durante gli incontri a Palazzo Chigi fra il Premier Conte e le parti sociali e successivamente durante i tavoli aperti al MdL, dopo quanto emerso dalle dichiarazioni del Presidente dei Civ-Inps Guglielmo Loy e del Presidente Tridico stesso supportata dai numeri attualizzati e certificati dall’istituto di previdenza da lui governato, nonché a seguito delle nostre reiterare e continue richieste poste “urbi et orbi”, se non sarà inserita in LdB una proroga oltre l’anno 2019 a santificare la pessima pratica legislativa del “di anno in anno” della misura dell’Opzione Donna e se non ci sarà un norma che riconosca e valorizzi il lavoro di cura (#QuotaCentoRosa o quel che credono meglio), si renderà evidente quanto alla politica sia che indossi maglie gialle, rosse, verdi o biruló e nonostante tutte le succitate evidenze, i numeri ed i proclami, quanto poco importi delle proprie concittadine e della qualità della loro vita, lavorativa e post-lavorativa”, ha osservato Orietta Armiliato, amministratrice del Comitato Opzione Donna Social.

“Perché comunque, ed in ogni caso, le donne continueranno giocoforza a sobbarcarsi due, tre, quattro lavori non riconosciuti e non valorizzati in nessun senso men che meno finanziariamente ed a sostituirsi alle troppe carenze dello stato erogando welfare gratuito continuo e costante, sfruttando con assoluta mancanza di rispetto per il genere femminile ciò che culturalmente è stato costruito ma con buona pace di molti”, ha sottolineato Armiliato.

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