Le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, a proposito della riforma delle pensioni che intende portare avanti il nuovo Governo, hanno fatto nascere qualche interrogativo. Il Premier ha esternato la volontà dell’Esecutivo di riproporre Opzione donna, misura per le pensioni anticipate al femminile, senza entrare nel dettaglio.
Il particolare è stato notato da Orietta Armiliato, amministratrice del Comitato Opzione Donna Social, la quale ha puntualizzato:” “Abbiamo due domande da porre a questo esecutivo: la proroga avrà i medesimi requisiti anagrafico-contributivi? E, fino a quando estenderete il periodo di durata?”. “Auspichiamo che non si ripeta il frustrante stillicidio del “di anno in anno” come già nella scorsa LdB e come peraltro alcune donne invece sostengono e auguriamoci anche che rimangano inalterati i requisiti peggiorativi, condizione posta dall’ex-maggioranza di Governo, messa in campo nel 2018 per prorogare la misura”, ha aggiunto Armiliato.
Riforma delle pensioni: il punto del CODS
Nel corso del faccia a faccia che si è tenuto tra Conte ed il segretario della Cgil, Maurizio Landini, il leader sindacale ha dichiarato che Opzione donna è abbastanza penalizzante per le donne, per le quali sarebbe opportuno riconoscere un anno di contributi per ogni figlio. “Accogliamo naturalmente con piacere gli intendimenti espressi, tuttavia non possiamo esimerci dal rilevare che, qualora fosse riconosciuto un “gettone” contributivo solo alle lavoratrici madri, nel termine proposto di un anno per ogni figlio, non sarebbe né corretto né rispettoso dei principi di equità verso la totalità della platea”, ha commentato Armiliato, per la quale:”In sintesi: il lavoro di cura deve essere riconosciuto a TUTTE le donne indistintamente poiché, chi ha avuto figli, si è sobbarcata un onere che non è né maggiore né minore di chi si è fatta carico di sorelle, fratelli, mariti/compagni o genitori problematici”.
“Dunque la proposta NON soddisfa le necessità della platea femminile nel suo complesso, ma andrebbe a creare un’ulteriore inaccettabile differenza fra uguali; mentre la nostra proposta di riconoscere il lavoro di cura come sopra detto con una “fiche contributiva” ovvero abbassando il requisito contributivo oggi attestato per Quota 100 a 38 anni, portandolo a 36, rendendo più accessibile alle donne che hanno alle spalle carriere discontinue, nella maggioranza dei casi proprio perché legate al welfare familiare.
Chiediamo dunque attenzione a questa possibilità, fermo restando che qualsiasi iniziativa messa in campo al fine di dare una dimensione di dignità al lavoro di cura che quotidianamente le donne svolgono, sarà ben accetta, nell’ottica di un primo passo verso una soluzione totalmente inclusiva. Come dire, apprezziamo ma non ci basta solo che sia inserita una chiave nella toppa: vogliamo che la chiave giri e apra quella porta che oggi è chiusa sebbene tutti, da anni, si esprimano sulla necessità di doverla aprire”, ha chiarito l’amministratrice del CODS.
Interventi sulle pensioni: ancora nessuna novità per gli esodati non salvaguardati
“Si susseguono dichiarazioni del Premier dei Politici e dei Sindacati , prendiamo atto della buona volontà delle parti ma restiamo basiti quanto la questione ESODATI AnteFornero ancora esclusi da provvedimento di salvaguardia e o almeno correzione delle GRAVI disuguaglianze sui requisiti tra platee tra IDENTICI lavoratori parimenti penalizzati a fine 2011, continui ad essere argomento sottomesso o #gravemente posposto quando per TUTTE le forze politiche , per il governo, e per il sindacato dovrebbe essere al #PRIMO posto stante la gravità del vulnus“, ha dichiarato Elide Alboni amministratrice del Comitato Esodati Licenziati e Cessati, nel commentare le parole pronunciate da Conte e Landini nel corso della VI edizione delle Giornate del Lavoro.
Quota 100 e Reddito di cittadinanza non andrebbero rinnovate per FI
Il Governo intende portare avanti Quota 100 fino alla scadenza della sperimentazione. “Per abbassare le tasse dobbiamo evitare di mettere nella categoria ‘spesa’, alcune operazioni che hanno già fallito, come reddito di cittadinanza e quota 100. Sono queste le politiche che impediscono di abbassare realmente le tasse“, ha osservato su Twitter Anna Maria Bernini, capogruppo di FI al Senato.