Salario minimo: l’analisi di Cesare Damiano

“Il contratto nazionale di lavoro rappresenta l’unico strumento attraverso il quale affrontare razionalmente, categoria per categoria, la questione: se si vuole un salario di legge non si deve far altro che recepire le paghe tabellari definite dalla contrattazione collettiva”, ha dichiarato Cesare Damiano, ex ministro del lavoro ed ex sindacalista a proposito del disegno di legge sul salario minimo.

Secondo Damiano: “Il salario minimo di legge non può diventare un’altra bandierina del Governo da sventolare in modo propagandistico: è una materia da maneggiare con cura perché, altrimenti, si possono causare seri danni ai lavoratori e al sistema contrattuale”. “Se l’obiettivo  è quello, sacrosanto, di sconfiggere il dumping salariale, si dia valore legale alle tabelle salariali (orarie e mensili) contenute nei contratti nazionali stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative, tabelle che sono giustamente diverse a seconda delle categorie”, ha sottolineato.

Non si può immaginare un salario di riferimento uguale per tutti

“Non si può immaginare un salario di riferimento uguale per tutti, indipendentemente dal settore merceologico di appartenenza. Il salario non va confuso con il Reddito di cittadinanza. Così come non si può confondere il solo salario ‘tabellare’, lordo o netto che sia, con la ‘paga globale di fatto’ che comprende, ad esempio, anche gli scatti di anzianità, la progressione di carriera, il premio di produzione, il cottimo e tutti i benefici normativi che vanno oltre la sola paga base”, ha precisato l’esponente dem.

Il disegno di legge sul salario minimo

“Purtroppo, il disegno di legge presentato al Senato dai 5 Stelle su questo punto fa confusione e quello del Pd fa riferimento a un salario di 9 euro netti orari, vale a dire oltre 12 euro lordi. Poiché le ore lavorate mensilmente sono mediamente 173, un costo di 12 euro lordi orari equivale a un mensile minimo di legge di 2.076 euro lordi ‘tabellari’. Ai quali aggiungere, trattandosi di una paga base, tutti gli oneri indiretti: tra questi, per fare un esempio, i ratei di ferie e tredicesima”. “È questa la proposta del Pd? Non c’è il rischio, in questo modo, di spingere le aziende al di fuori del sistema di contrattazione per non pagare tutti gli oneri riflessi che compongono la paga globale di fatto? Sarebbe il caso di discuterne”, ha concluso Damiano.

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